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Zucchero, un conto amaro: per Fipe l’uso delle bustine “costa” all’Italia 14.000 tonnellate di rifiuti in più, e 64 milioni di costi in più per consumatori ed esercenti. La legge che vieta le zuccheriere? Solo un incentivo al consumo (e allo spreco)

64 milioni di euro in costi aggiuntivi, a carico degli esercenti quanto dei consumatori, e 14.000 tonnellate di rifiuti: è questo il conto che ogni anno l’uso di zucchero in bustine nei pubblici esercizi italiani costa alla collettività, secondo le rilevazioni dell’Ufficio Studi di Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi (www.fipe.it).
Fipe ha comparato i consumi di zucchero in bustina con quelli in zuccheriera, con risultati sorprendenti: 46,3 milioni di chili contro 32,4, con i rispettivi costi pari a 92,6 e 29,2 milioni di Euro. Una cifra che da sola rende l’idea della situazione, dovuta al fatto che non tutti i clienti usano interamente lo zucchero contenuto nella bustina monodose.
“Non ci sono ad oggi evidenze che dimostrino che l’uso delle tradizionali zuccheriere comporti rischi sul piano della sicurezza alimentare”, ha dichiarato Aldo Cursano, vice presidente vicario Fipe. “Riteniamo che la norma che le vieta sia solo un modo per far aumentare il consumo, anzi lo spreco di zucchero. Come già fatto più volte in passato, ad esempio con l’attività relativa alle doggy bag, Fipe ribadisce la propria responsabilità sociale contro lo spreco e mette al centro la salute dei consumatori, fermo restando che gli esercenti devono essere liberi di scegliere le modalità di servizio da offrire ai clienti”.

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