Conoscere l’universo delle api, scoprire cosa c’è dietro al vasetto, trovare il proprio miele preferito, e, soprattutto, apprendere i segreti del mestiere di apicoltore, custode delle “sentinelle” ambientali per eccellenza e paladino della natura, anche in mezzo a mille difficoltà, quanto mai attuali, dalla sofferenza delle api minacciate da pesticidi, parassiti e clima impazzito, ad una crisi ambientale di cui sono proprio questi preziosi insetti a dare il segnale: tra degustazioni guidate, minicorsi, visite agli “alveari aperti” e approfondimenti di apiterapia, gli honey lovers si danno appuntamento alla “Settimana del Miele” nella trecentesca Fortezza di Montalcino (8-10 settembre), gli stati generali dell’apicoltura italiana, occasione per tracciare il bilancio di un’annata drammatica per il miele italiano (nella Conferenza Nazionale, 9 settembre), con la produzione 2017 ai minimi storici e raccolti quasi a zero in alcuni territori. Ma gli apicoltori non si danno per vinti: “l’amore per l’apicoltura c’è e ci sarà per sempre - sottolinea Monica Cioni, presidente della rassegna - è vero, il clima fa paura e l’ape è sensibile al cambiamento climatico e a tutti i trattamenti fatti in agricoltura. Ma non deve essere un motivo per mollare. L’apicoltura è una vocazione, se non ti piace non puoi farla. Chi ama la natura la porterà sempre avanti”.
Grazie ai 45.000 apicoltori censiti e operanti in Italia, di cui quasi 20.000 quelli che lo fanno non per diletto e autoconsumo, ma per immettere miele e prodotti apistici sul mercato (con tutti i parametri di legge tra cui la partita Iva), l’apicoltura rappresenta un settore importante per l’agricoltura italiana, con 1,2 milioni di alveari sparsi nelle campagne, un valore stimato di 150-170 milioni di euro più 2 miliardi di euro dall’attività di impollinazione delle api alle colture. E con l’Italia che vanta il record di 51 varietà, al centro, a Montalcino, di una mostra-mercato, degustazioni (9 settembre) e laboratori con gli esperti su “I gusti del miele” (10 settembre).
Un settore che continua a suscitare interesse, e che alla “Settimana del Miele” si potrà conoscere da vicino con visite guidate alle aziende apistiche locali (9 settembre) e Minicorsi per apprendere le prime nozioni di apicoltura (10 settembre): come rivela l’associazione apistica Arpat, si avvicinano alla professione medici, avvocati, impiegati, imprenditori, industriali, operai, donne, uomini. Persone con sensibilità e che hanno compreso l’importanza di un insetto che è un instancabile lavoratore, nutre se stesso, animali e uomini - nella due giorni di Montalcino il pubblico potrà conoscere le potenzialità curative delle api nel Convegno dell’Associazione italiana di apiterapia (9 settembre) - ma che oggi come non mai è a fortissimo rischio. Ai problemi cronici, si è aggiunto il clima anomalo che, tra gelate primaverili e caldissimo in estate, ha affossato la produzione di miele e messo in ginocchio gli apicoltori, con il raccolto 2017 che si ferma al 30% della media nazionale (secondo le stime, nell’annata, non si arriverà a 90.000 quintali), con un crollo mai visto a memoria degli stessi apicoltori, riusciti a produrre in modo significativo solo il raro miele di montagna, dal rododendro al millefiori, nell’arco alpino e lungo l’Appenino Tosco-Emiliano. Non è andata male per castagno e tiglio ma sempre in alta collina e nelle vallate alpine, e per gli agrumi in Sicilia, Calabria e nella costiera ionica. Per il resto, dalla Maremma alla Provincia di Alessandria, le produzioni sono quasi a zero, dal girasole all’eucalipto, acacia, sulla, erba medica e melata.
Secondo l’Osservatorio Nazionale del Miele non ci sarà neppure il pregiato corbezzolo in Toscana, tra le regioni più vocate ma con crolli fino all’80% della produzione a Montalcino, appena 3 kg a famiglia prodotti nella zona di Monteaperti e la vespa velutina, nemica delle api, che tiene in apprensione gli apicoltori di Carrara. Eppure, le aziende agricole che hanno nelle api l’attività esclusiva o prevalente sono in crescita, e molti giovani vedono nell’apicoltura, oltre che una passione, l’opportunità di costruirsi una fonte di reddito: solo in Toscana sono ben 98.172 gli alveari presenti in anagrafe, di cui il 73% detenuto dagli apicoltori (4.657 quelli con sede legale), imprenditori agricoli a tutti gli effetti e agricoltori riconosciuti dalla legge, con il 40% delle aziende che commercializza la propria produzione.
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