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Ismea: l’export dell’agroalimentare italiano nel primo semestre 2017 ha raggiunto quota 20 miliardi di euro, +6,7% sul 2016, soprattutto grazie ai paesi extra Ue. Le importazioni vanno di pari passo, viaggiando a quota 22,5 miliardi di euro

Crescono le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani nel mondo e, di pari passo vanno anche le importazioni: nei primi sei mesi dell’anno, si legge nel report Ismea “La bilancia commerciale agroalimentare nazionale” (www.ismea.it), le esportazioni complessive hanno sfiorato la soglia dei 20 miliardi di euro, in aumento del 6,7% sul primo semestre 2016. Questo grazie all’industria alimentare, che esprime più dell’80% dell’export complessivo e che ha mostrato un incremento del 7,2%. Anche per il settore agricolo si è comunque registrato un significativo aumento dell’export, con un +4,7%. L’import di prodotti agroalimentari è cresciuto, su base annua, della stessa misura dell’export superando 22,5 miliardi di euro da gennaio a giugno 2017. Queste dinamiche hanno determinato un peggioramento del deficit di 174 milioni di euro, che va ricondotto al settore agricolo, che ha raggiunto nel periodo in esame un passivo di 3,8 miliardi di euro, in crescita di 256 milioni di euro sul primo semestre dello scorso anno.
Ma quali sono i mercati che importano più prodotti del made in Italy? Se i principali sono quelli della Ue (12,8 miliardi, +4,8% su base tendenziale), con positive performance verso tutte le destinazioni, appaiono molto dinamiche le esportazioni dirette verso i Paesi extra - Ue (+10%), con incrementi consistenti per Giappone (+38,5%, per un valore pari a 591 milioni di euro), Russia (+36,8%, per 237 milioni di euro) e Cina (+23,4%, per 207 milioni di euro). Un tasso di crescita più contenuto per l’export si ha verso Germania (+0,8%) e Regno Unito (+2,1%) e, all’opposto, sul mercato spagnolo (+11%) l’Italia ha ottenuto ottimi risultati.
Tra i prodotti che l’Italia esporta maggiormente ci sono gli “Ortaggi freschi e trasformati” (con una crescita solo dello 0,7%, ma che mantiene comunque la leadership) e la “frutta fresca e trasformata” (+2%), ma le crescite più significative sono state quelle di “colture industriali” (+60,9%), “latte e derivati” (+13,6%) e “florovivaismo” (+10,9%). La dinamica delle esportazioni è comunque positiva in tutti i settori, ad eccezione degli “oli e grassi” che hanno subito una contrazione del 3,5% su base tendenziale, in ragione del crollo produttivo registrato in Italia lo scorso anno, e quello delle alle foraggere (-4,6%).
In particolare, in Giappone sembrerebbe che gli operatori italiani abbiano puntato molto su questo mercato già da inizio anno, intravedendone forti potenzialità di crescita in conseguenza dell’accordo di partenariato economico poi raggiunto a inizio luglio 2017 fra Ue e Giappone, teso a eliminare le barriere commerciali. Nel dettaglio i prodotti più richiesti sono i “prosciutti stagionati”, per i quali l’Italia è leader, “salami e insaccati”, “prosciutto cotto” e i “formaggi”, per i quali l’Italia ricopre la quinta posizione tra i fornitori del Giappone.
Dopo il 2016, anche in questa prima parte del nuovo anno si registra l’aumento dell’export agroalimentare italiano verso la Russia, ovviamente tenendo conto solo dei prodotti non inclusi nell’embargo, come il vino (+42% su base annua per un valore di 41 milioni di euro e una quota sull’export totale verso la Russia pari al 17%), i cereali e derivati (+10% per poco più di 26 milioni di euro pari all’11% del totale), e i prodotti del florovivaismo (+53% a 21 milioni di euro pari al 9% dell’export totale).

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