In agricoltura trovano occupazione regolarmente 345.000 stranieri provenienti da ben 157 Paesi diversi che, con 29.437.059 di giornate lavorate, rappresentano un quarto del totale del lavoro necessario nelle campagne italiane: la nazionalità più diffusa è quella rumena e le province maggiormente coinvolte sono 15, con in testa Bolzano. Emerge da una analisi della Coldiretti, che ha collaborato al nuovo Dossier Statistico Immigrazione 2017, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos (www.dossierimmigrazione.it).
La nazionalità di gran lunga più rappresentata è, appunto, quella rumena, con 119.8398 lavoratori, che precedono gli indiani, con 31.600 occupati, impegnati soprattutto nelle attività di allevamento. Al terzo posto ci sono i marocchini con 31.042, che precedono albanesi (29.752), polacchi (16.551), bulgari (12.762), tunisini (12.761) e slovacchi (8.308). Il 50,4% degli stranieri occupati in agricoltura si concentra in 15 province, quelle che di fatto registrano l’incidenza più alta di lavoratori stranieri: Bolzano (6,1%), Foggia (6,0%), Verona (5,0%), Trento (4,4%), Latina (4,1%), Cuneo (3,7%), Ragusa (3,7%), Cosenza (2,6%), Salerno (2,5%), Ravenna (2,4%), Bari (2,1%), Ferrara (2,0%), Forlì-Cesena (2,0%), Brescia (2,0%) e Reggio Calabria (1,8%).
Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati rappresentano una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale, come nel caso della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte agli allevamenti da latte in Lombardia, dove a svolgere l’attività di bergamini sono soprattutto gli indiani, mentre i macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia.
I lavoratori stranieri contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del made in Italy alimentare nel mondo su un territorio dove va assicurata la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell’attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale.
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