L’inizio del nuovo anno porta sempre con sé aumenti e rincari, a volte dettati dall’inflazione, altre dall’aumento del prezzo delle materie prime, che riguardano spesso e volentieri servizi essenziali, come le autostrade, le forniture energetiche e ... il caffè. Se c’è un termometro per capire l’andamento del costo della vita nel Belpaese, in effetti, è proprio la tazzina: dal solo prezzo di un caffè si capisce il costo medio della vita in una determinata città, dal suo aumento, esagerando, il livello di inflazione dell’intera economia italiana. Secondo le stime della Federconsumatori, il caro tazzina è in media del +5,95%: l’espresso più caro in assoluto si paga a Torino dove il prezzo arriva a 1 euro e 10 centesimi (+5,77%) ma l’aumento più alto si registra a Roma (+11,96%) sull’anno scorso, dove il caffè costa in media 1,03 euro.
Sopra il tetto di 1 euro, questione di centesimi, l’espresso è già arrivato in quattro città, oltre a Torino e Roma anche a Milano a 1,08 euro (+8%) e Firenze 1,04 euro (+1,96%), e non si esclude che nel corso dell’anno aumenti altrove. Il primato in basso invece spetta a Napoli, con 0,91 euro (+5,81%). seguita da Palermo con 0,94 euro (+2,17%). Aumenti ingiustificati, secondo l’associazione dei consumatori guidata da Emilio Diafora. “Non c’è nulla che giustifichi questi rincari, e non solo sul caffè ma su tutte le voci dei consumi più significativi e popolari”, spiega all’agenzia Adnkronos. “Non mi risulta ci sia una crescita dei redditi con la stessa dinamica. La tassazione aumenta su tutto e si riversa sui consumatori finali”.
Diversa l’analisi dei commercianti, secondo cui, come spiega Luciano Sbraga, direttore del centro studi di Fipe- Confcommercio, “la tazzina ha viaggiato intorno a un aumento medio dell’1% nel 2017 sul 2016. Dal nostro osservatorio non abbiamo verificato particolari tensioni per il caffè al bar”, non escludendo che nel 2018 “ci possano essere lievi ritocchi dovuti magari al costo della materia prima che viene acquistata in dollari e per un po’ di ripresa dell’inflazione anche se di dimensione contenuta”. Per la Fipe, comunque, “il prezzo del caffè è quasi sottocosto e se quest’anno ci sarà qualche aumento - prosegue - dell’ordine di 10 centesimi, una cifra tonda, e anche se in termini percentuali è alto, va considerato che i baristi tendono ad aspettare 2-3 anni prima di ritoccare il prezzo del caffè, anche per la gestione dei resti”.
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