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Nel “Creare un futuro condiviso in un mondo frammentato” del World Economic Forum, c’è posto per l’agricoltura: dalla sua sostenibilità, al ruolo della tecnologia, all’(ab)uso di plastica: ecco i temi affrontati dai leader mondiali riuniti a Davos

Non Solo Vino
World Economic Forum 2018

Nel “Creare un futuro condiviso in un mondo frammentato” c’è posto per l’agricoltura? Il tema del World Economic Forum 2018 (meeting annuale che la Svizzera ospita dal 1971 a Davos per riunire gli stakelholder pubblici e privati, economici e finanziari, politici e civili più influenti, a dibattere dei temi attuali più urgenti nel tentativo di trovare soluzioni condivise), coinvolge l’inclusione sociale, le sfide climatiche, gli accordi commerciali e la forbice delle disuguaglianze in continuo aumento, come ha recentemente denunciato Oxfam. E la gestione del cibo, la sua sostenibilità ed equa distribuzione e la nuova frontiera del consumo non può che essere parte integrante del dibattito, su cui sono intervenuti esponenti politici come Al Gore, ricercatori del Mit, amministratori delegati di aziende come Nestlé, Greenpeace, Ikea, e direttore di diversi programmi internazionali dell’Onu (www.weforum.org). 
L’impatto ambientale dell’agricoltura è stato il prima tema toccato, e una risposta possibile è l’emergere di nuove tecnologie e nuovi modelli di business che possono concorrere a tagliare le emissioni e gli sprechi, ma anche risolvere il problema della sicurezza alimentare e della qualità nutritiva degli alimenti.
“Immaginate un mondo dove uno smartphone può scannerizzare un avocado e fornire contenuti nutrizionali e informazioni sul carbon footprint e sulle modalità di produzione. Immaginate un mondo dove un piccolo contadino in Africa, Asia o America Latina, può usare a proprio vantaggio i big data per produrre la giusta quantità e qualità di cibo per il mercato e guadagnare di più per la propria famiglia”, spiega Forbes (www.forbes.com) in un articolo dedicato all’argomento.
“Dal 2050, una popolazione globale di 9,8 miliardi avrà bisogno del 70% in più del cibo consumato oggi. Nutrire questa popolazione in modo nutriente e sostenibile necessita di miglioramenti sostanziali del sistema globale del cibo, miglioramenti che procurino sostentamento agli agricoltori e allo stesso tempo prodotti nutrienti ai consumatori”. Questo è lo scenario che si appresta a discutere il World Economic Forum, che ha ideato con diversi partner internazionali il programma “Iniziativa di sistema per plasmare il futuro della sicurezza alimentare e dell’agricoltura”. L’Obiettivo è di rafforzare la collaborazione fra diverse aree di azione, l’uso di tecnologia e innovazione, mobilitare le competenze a livello globale e le “best practices” a livello regionale per ottenere risultati concreti.
La tecnologia potrebbe sia cambiare radicalmente, entro il 2030, le modalità di consumo del territorio (ad esempio riducendo il consumo di carne animale del 10-15% si libererebbe un territorio grande quanto la Germania da dedicare ad altro uso), il reddito degli agricoltori (che se usassero al 70-90% le tecnologie mobile potrebbero generare fino a 200 miliardi di dollari di utile in più), lo spreco di risorse, prime fra tutti l’acqua, che potrebbe diminuire del -2/5%. Anche il tema della plastica, strettamente connesso con lo stile consumistico degli ultimi decenni, è sul tavolo degli imputati. Secondo una stima dell’Onu, fermo l’uso attuale delle risorse, all’umanità servirà estrarre 180 miliardi di tonnellate di petrolio ogni anno entro il 2050, il doppio di ciò che usiamo oggi.

Da consumatori sprechiamo più di 80 miliardi di dollari in valore di imballaggi in plastica, sperpero strettamente correlato a quel terzo di cibo che buttiamo annualmente. Un dato che ha convinto una serie di compagnie, organizzazioni e Paesi (a partire dalla Ellen MacArthur Foundation) a creare insieme partnership innovative per trovare (e premiare) soluzioni all’inquinamento di plastica che siano allo stesso tempo modelli di business percorribili.
Dagli imballaggi prodotti con materiali magnetici (e quindi separabili durante il processo di riciclaggio) alle confezioni fatte dagli avanzi di cibo e quindi completamente compostabili. Fino alle pellicole trasparenti di cellulosa ottenute dal legno, dal riso o dalla canna da zucchero. Soluzioni creative che però devono partire da un unico assunto universalmente condiviso: ridurre il consumo di plastica deve avvenire in modo molto incisivo e molto più veloce, sia a livello industriale che nelle singole case delle persone.

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