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CHEF NEL MONDO

Ciccio Sultano apre a Vienna: da Bottura a Beck, da Romito ad Alajmo, le stelle italiane all’estero

Lo chef due stelle Michelin del Duomo di Ragusa svela il “Pastamara”, nuovo capitolo dell’alta ristorazione italiana nel mondo
ALFONSO IACCARINO, CARLO CRACCO, CICCIO SULTANO, HEINZ BECK, MASSIMILIANO ALAJMO, MAssimo Bottura, Michelin, NIKO ROMITO, Non Solo Vino
Ciccio Sultano, dal Duomo di Ragusa a Vienna

La storia delle migrazioni dell’alta cucina italiana si arricchisce di un nuovo capitolo. Ciccio Sultano, lo chef due stelle Michelin del Duomo di Ragusa, ha scelto Vienna per la sua prima puntata all’estero: nella città barocca, in pieno centro, a pochi passi dal mitico Staatsoper, il Teatro dell’Opera, aprirà entro la fine dell’anno il Bar con Cucina “Pastamara”, all’interno dell’hotel Ritz Carlton, che accoglie al momento una steak house di lusso, una lounge e due bar. “Sarà sempre la cucina siciliana - rivela lo che sul suo profilo Fb - a farla da padrona: dalla prima colazione alla cena, passando per gli aperitivi. Cucineremo siciliano per il singolo cliente o per più commensali, alla maniera antica con più piatti al centro della tavola e si potrà sorseggiare un vino siciliano e non, un drink, un cocktail, un caffè. Ho scelto il nome di Pastamara - spiega - che in siciliano sta per cioccolato, associando questa spezia al senso del viaggio. Dal Nuovo al Vecchio Mondo, da Ragusa a Vienna, dal Mediterraneo alla Mitteleuropa. Oggi, il cioccolato è l’alimento che dopo il sale viaggia di più per il pianeta”.
Un nuovo capitolo, come detto, perché la storia recente dei migliori chef del Belpaese è ricca di esperienze, aperture e collaborazioni all’estero. A partire dal più grande, Massimo Bottura, al top della “50 Best Restaurants”, che però, se si esclude la breve parentesi del “Ristorante Italia” in cima al palazzo di Eataly di Istanbul (ed in attesa che prenda forma il Torno Subito al The Palm di Dubai, ndr), non ha deciso di replicare l’esperienza dell’Osteria Francescana, a cui ha legato il suo successo, ma quella del Refettorio Ambrosiano, progetto nato con l’Expo di Milano e pensato per dare un pasto a chi non ce l’ha, abbattendo anche gli sprechi alimentari. Oggi, l’esperienza sociale dei Refettori nel mondo ha conquistato, dopo Milano, anche Parigi, Londra (Refettorio Felix) ed il Brasile (Refettorio Gastromotiva).
Diversa la storia, tutta manageriale, di Niko Romito che dal Reale di Castel di Sangro ha conquistato prima le tre stelle Michelin, poi il mondo. Grazie ad un accordo di collaborazione con la maison del lusso Bulgari, che ha scelto lo chef abruzzese per gestire i ristoranti dei Bulgari Hotels. Un’avventura che oggi tocca Pechino, Dubai e Shanghai
, con alla base l’idea, ambiziosa, di creare un tipo di cucina, di altissimo livello, che, un po’ come ha fatto Alain Ducasse, sia replicabile in ogni angolo del mondo. Prima di lui, però, un altro chef era partito dall’Italia per toccare altri angoli di mondo. Non è italiano, ma non possiamo non considerarlo tale tra i fornelli: Heinz Beck, che alla Pergola dell’Hotel Cavalieri di Roma ha portato in pochi anni le tre stelle Michelin, ne vanta un’altra in Portogallo, al Gusto, in Algarve. Ma non basta, perché con la “Beck & Maltese Consulting” il cuoco tedesco è presente anche a Tokyo, con l’Heinz Beck Restaurant, a Londra, con il Beck at Brown’s, e a Dubai, con l’Heinz Beck Social at Waldorf Astoria.
Da ricordare, poi, tra i tanti locali dei fratelli Alajmo, l’unico fuori sia dal Veneto che dai confini nazionali, il Caffè Stern, aperto nel 2014 nel cuore di Parigi, al 47 di Passage des Panoramas:
un bistrot all’italiana, nato negli spazi dello storico atelier di incisione Stern, restaurati e reinterpretati dal grande architetto Philippe Starck, con le declinazioni della cucina tricolore di Max Alajmo. Ha fatto meno rumore della nuova apertura milanese, ma anche Carlo Cracco, nel 2016, ha scelto l’estero, aprendo il ristorante Ovo a Mosca, dova ha portato la cucina italiana contemporanea, scevra da banalità o adattamenti al palato russo. Infine, da segnalare la breve esperienza di un altro big dei fornelli, Alfonso Iaccarino: il due stelle Michelin con il Don Alfonso, fino all’inizio di quest’anno ha infatti gestito il ristorante italiano del mitico hotel La Mamounia di Marrakesh, in Marocco ...

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