È già da un po' che diverse aziende toscane hanno ridato pregio e vigore a un'uva come il Trebbiano. Non più vitigno da taglio o da vini sempliciotti. Un po' come se fosse la risposta "collinare" al marittimo Vermentino. La sua bellezza sta nella versatilità: vino di facile beva che può dare ampie soddisfazioni dopo qualche anno di invecchiamento. Sulle colline che circondano Firenze, a Vigliano - siamo nel territorio del Chianti dei Colli Fiorentini - coltivano anche Trebbiano Paolo e Lorenzo Marchionni, dell'azienda omonima. Due fratelli nati e cresciuti lì e che hanno sempre avuto una dimensione totalizzante di quel posto, diventato anche luogo di lavoro. Lorenzo ha poi fatto un'altra scelta e Paolo è rimasto a prendersene cura senza alcun uso di prodotti di sintesi. Il 90 per cento della superficie vitata è occupata da Sangiovese, ma quella del Trebbiano è una bella sfida che nasce da un vigneto del 1967. Privo di impostazioni agronomiche ed enologiche - Paolo è laureato in Filosofia, si è fatto le ossa letteralmente in campo. E il risultato è quello di vini da uno stile molto personale. Come L'Erta, vinificato in cemento e a contatto con i lieviti per un anno. Super vibrante, teso e lineare, con sentori di gelsomino e di agrume delicato. In bocca tanto sapido da chiedere subito un secondo sorso e ti accorgi così di uno sviluppo sorprendente della beva. Un giallo davvero invitante.
(Francesca Ciancio)
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