Il mercato degli spumanti, in Usa, non conosce crisi. Aumenta la base dei consumatori, la frequenza di consumo e la passione degli americani per le bollicine. Più per quelle straniere che per quelle domestiche, in verità, ma dopo il lockdown il rimbalzo dei consumi, a partire dal giugno 2020, ha riguardato gli spumanti di ogni tipo e provenienza, soprattutto grazie ai consumatori under 55. Per questo gli Stati Uniti, anche per le bollicine (con l’Italia che, nei primi 5 mesi 2020, ha visto esportazioni di spumanti per 151 milioni di euro, in crescita, nonostante tutto, sui 146 del 2019, dati Istat, ndr), sono un mercato fondamentale da cui ripartire. Emerge dal report “Sparkling Wine in the US Market 2020” dell’agenzia inglese Wine Intelligence. Secondo la quale, nel 2020, i consumatori di spumanti in Usa sono ormai, 50,6 milioni, quasi 1 americano anni su 6, con una crescita del +17% sul 2018 tra chi beve con regolarità, almeno una volta al mese sul 2018 (32,9 milioni di persone), e con il 33% dei consumatori che brindano con gli spumanti almeno una volta a settimana. Una crescita costante negli anni, che si riflette sui consumi complessivi (anche se quelli procapite sono fermi introno al litro all’anno): se nel 2015 i dati erano sui 24,8 milioni di casse da 9 litri, il 2019 ha visto un consumo pari a 30,6 milioni di casse (di cui 12,1 milioni made in Italy).
Con gli americani sempre più amanti degli spumanti stranieri, che valgono il 57% dei volumi totali, rispetto a quelli made in Usa, nonostante prezzi più elevati. Gli spumanti americani, in media, secondo Wine Intelligence, vanno allo scaffale intorno ai 9,75 dollari a bottiglia, quelli di importazione a 16,9, con i francesi, ovvero lo Champagne, a 38 dollari, e l’Italia, Prosecco in testa, a 12,7 dollari a bottiglia. Ciò detto, se gli spumanti d’Italia e di Francia dominano il mercato, le produzioni di altri Paesi, soprattutto da Australia, Nuova Zelanda, Portogallo ed Inghilterra crescono in considerazione, soprattutto grazie ad un apprezzato rapporto tra qualità e prezzo.
Interessante vedere come gli americani valutano i prezzi delle diverse bollicine. Quello di uno Champagne, per esempio, è ideale se sta tra i 32 ed i 45 dollari: al di sotto di questa fascia è considerato troppo economico e quindi di scarsa qualità, al di sopra, al contrario, viene visto come troppo costoso. Per il Prosecco, invece, la fascia di prezzo di riferimento è quella tra 17 e 22 dollari, per il Cava quella tra 22 e 27 dollari, per gli spumanti Usa tra 17 e 27 dollari. Anche alla luce di questo, dunque, non stupisce che 7 su 15 dei “Most powerful sparkling wine brands” in Usa, secondo Wine Intelligence, siano stranieri, ovvero, nell’ordine, Yellow Tail, Barefoof Bubbly, Korbel, Cupcake, Moet & Chandon, Martini, Dom Perignon, Andrè, Veuve Cliquot, Cook’s, Chandon, La Marca, Bellatore, Verdi e Mumm Napa.
Ancora, a proposito di Prosecco, emergono nuovi trend: più della metà dei consumatori di Prosecco in Usa (il cui gruppo più numeroso è fatto da donne under 35), dice che vorrebbe prodotti con un minor contenuto calorico, e quindi con meno zucchero, e 3 consumatori su 5 si dicono disposti ad acquistare bevande a base di Prosecco aromatizzate alla frutta, e potenzialmente anche in formati monouso …
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