La grande distribuzione è sempre più importante per il mercato del vino. Nei mesi di lockdown è stata determinante per le vendite, con la chiusura della ristorazione, e come hanno raccontato i dati Iri o le testimonianze di realtà leader come Coop, riportate da WineNews, la pandemia ha accelerato processi che erano già in atto: aumento delle vendite di vino nel canale e, sopratutto, qualificazione dell’offerta sempre più verso prodotti di maggior qualità, Dop e Igp. Un canale che sarà sempre più importante in futuro, anche in vista di un inverno che, con ogni probabilità, vedrà i ristoranti d’Italia tornare a ridurre il numero dei coperti, visto che con la stagione fredda la possibilità di utilizzare spazi aperti e plateatici, che hanno aiutato in questi mesi, comunque durissimi, in molti casi verrà meno. Non è un caso che siano molte le cantine che fino ad oggi non erano presenti nelle referenze della gdo, e che cercano ora di entrare in un quadro già decisamente affollato e competitivo. E dove i produttori italiani devono fare i conti anche con un competitor sempre più forte, ovvero il vino a marchio del distributore che, oramai, vale il 10% del mercato. Perchè se nel primo semestre 2020 la distribuzione moderna ha mosso più o meno 1 miliardo di euro, il 10,4% del fatturato si è sviluppato proprio grazie a vini delle insegne, sui cui tanti, come Coop, Despar o Conad, per fare degli esempi, hanno investito con convinzione da anni, puntando sempre più non solo su vini comuni, ma anche a denominazione. Emerge da un’analisi su dati Iri di Marca, la fiera dedicata alla private label di BolognaFiere, (in calendario il 13-14 gennaio, con un nuovo spazio “Wine” dedicato al settore). Dall’analisi, emerge proprio come nei mesi del lockdown, ovvero marzo e aprile 2020, la quota di mercato dei vini a marchio del distributore abbia superato per la prima volta la quota dell’11%, per poi riassestarsi qualche decimale in meno. Con una crescita in valore, nei primi 6 mesi, dal 19% nel segmeto dei vini Dop, del 7,5% tra i vini Igt, del 7,5% tra gli spumanti secchi (mentre i dolci sono crollati del -18,9%), ma anche nel formato in brick (+5,4%) e nei formati da un litro e da mezzo litro (+23,2%), e si segnala qualche movimento anche nel comparto degli spumanti metodo classico delle insegne, a +2,7%. Tutto questo in quadro generale in cui, nei primi 6 mesi del 2020, secondo i dati Iri, le vendite di vino e spumante tra gli scaffali sono cresciute del 7,4% a valore, e più precisamente dell’8,2% per i vini e del 4% per gli spumanti. Un fenomeno da osservare con attenzione, quello del vino “private label”, anche in Italia, considerando i dati di crescita, e anche il fatto che in molti il marchio del distributori in diversi Paesi d’Europa vale il 30% del mercato, secondo i dati della Plma di Amsterdam, associazione fondata nel 1979 per promuovere le private label, con dati superiori al 40% in mercati strategici come Germania e Regno Unito.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024