“Noi vogliamo lavorare, ma se il Governo dovesse decidere di seguire il modello tedesco (la Germania da mercoledì tornerà in lockdown totale, ndr), si prepari a farlo al 100%. Per il mondo della ristorazione il mese di Dicembre vale 7,9 miliardi di euro, mentre i soli pranzi di Natale e Capodanno valgono 720 milioni. Per ammortizzare queste perdite, occorrono misure come quelle adottate in Germania: ristoro al 75% dei fatturati calcolato sui mesi di Novembre e Dicembre, riduzione dell’Iva al 5% e tutela dagli sfratti”. Parla chiaro, per l’ennesima volta in questi mesi, il mondo della ristorazione italiana, per voce di Fipe-Confcommercio, con un settore in ginocchio che si trova a far fronte non solo con una crisi economica senza precedenti, ma anche con l’ennesimo balletto di opinioni del Governo, con poche certezze (anche se sembra probabile un’Italia tutta “zona rossa”), sulle possibilità o meno di poter aprire e lavorare, e sul come, in vista delle prossime decisioni, fino ad oggi fatte solo di indiscrezioni (a partire dalla possibilità o meno di potersi spostare tra comuni vicini, per esempio), sulle norme anti Covid che regoleranno il periodo natalizio.
“Nei mesi scorsi solo lo 0,18% dei 6,5 milioni di controlli effettuati nel complesso delle attività commerciali, ristorazione compresa, ha generato sanzioni. Segno che i protocolli adottati a maggio sono stati rispettati e che le nostre imprese sono luoghi sicuri. Per noi la salute pubblica è al primo posto - ribadisce, per l’ennesima volta, la Fipe/Confcommercio - ma siamo pronti a fare di più, garantendo un maggiore distanziamento tavoli e concedendo a Natale e nel periodo festivo l’accesso ai ristoranti solo su prenotazione, dando così una mano sulla raccolta dei dati e rendendo più semplice ed efficace il tracciamento. In cambio chiediamo al Governo di lasciarci lavorare, le nostre imprese non si possono spegnere dall’oggi al domani, come se fossero automobili: molti locali hanno già iniziato ad acquistare le merci per le feste e organizzato il personale. Chi li risarcirà in caso di chiusura?”.
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