Di certo non regaleranno “retrogusto di meteorite” o “sentori di polvere di stelle”, ma le 12 bottiglie di vino di Bordeaux che sono restate un anno in orbita nello spazio intorno alla terra sull’Iss, la Stazione Spaziale Internazionale, insieme ad oltre 320 campioni di vite che le hanno raggiunte a marzo 2020, e che stanno tornando sulla terra in queste ore, al di là della curiosità generata dall’esperimento, potrebbero aprire a nuove conoscenze utili per il vino del futuro. Che poi è l’obiettivo generale degli esperimenti spaziali, dove tutto quello che è agricoltura e cibo sono sempre più protagoniste.
Le bottiglie, che in parte, secondo l’agenzia LaPresse, dovrebbero essere degustate a febbraio 2021 da un team di esperti in Francia, così come le parti di vite, sono state spediti sulla Iss grazie alle tecnologie della società Space Cargo Unlimited, in un progetto che vede coinvolto, tra gli altri, l’Institut des Sciences de la Vigne et du Vin, Bordeaux.
Nel primo caso, con l’obiettivo di comprendere se le radiazioni spaziale e la microgravità influenzano i componenti del vino durante il processo di invecchiamento, traendone conoscenze utili anche sul fronte del cibo. Nel caso delle parti piante di vite, Merlot e Cabernet Sauvignon, 320 esemplari di 4 centimetri, che sono state nello spazio per 6 mesi, uno dei periodi più lunghi per un esperimento del genere, spiega “Space Cargo Unlimited”, saranno esaminate, semplificando, soprattutto per capire le loro capacità di adattamento a determinante condizioni ambientali.
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