Spaccate perfettamente a metà sul senso e sull’utilità o meno di una concentrazione di eventi fisici nella seconda metà del 2021 (quando, pandemia permettendo, si spera in uno scenario migliore soprattutto dal punto di vista sanitario e della possibilità di viaggiare), le imprese del vino italiane sono certe che il digitale (tra webinar, degustazioni on line e “fiere virtuali”), esploso nei mesi del lockdown, resterà importante anche dopo l’emergenza sanitaria, a supporto degli eventi o in sostituzione di alcuni di essi. E sono più le realtà che, quando il mondo sarà tornato alla sua normalità, o entrerà nella “nuova normalità”, pensano di partecipare a meno eventi di primi, guardando soprattutto alle grandi fiere di respiro internazionale. Privilegiando soprattutto gli eventi dedicati al trade, considerati di gran lunga i più importanti, segno che in una filiera articolata come quella del vino, dove la vendita diretta è comunque in crescita, il ruolo degli intermediari tra produttore e consumatore finale (che siano ristoratori, enotecari, distributori o importatori), resta fondamentale per il futuro del settore. Emerge da un sondaggio di WineNews, che ha indagato i sentiment e le visioni di un panel di aziende di primo piano di tutta Italia (che, insieme, rappresentano oltre 1,5 miliardi di euro di fatturato) assai diverse tra loro, piccole e grandi, private e cooperative, di proprietà di famiglia e di gruppi finanziari, guidate da strutture manageriali avanzate e da “gestioni familiari”, rappresentative della variegata struttura del tessuto imprenditoriale del vino italiano, tutte alla prese, come tutti, con un quadro storico ed internazionale senza precedenti, che muta di giorno in giorno, e dove l’incertezza regna sovrana.
Sullo spostamento di tutti gli eventi fisici, grandi fiere in testa, nella seconda metà dell’anno invece che nei primi mesi come di solito accade, e ad oggi (ad eccezione di un rinvio tout court al 2022, come scelto da Prowein, per esempio) unico scenario possibile ipotizzando e sperando in una situazione nettamente migliore dal punto di vista sanitario, fra vaccini e bella stagione, e di conseguenza anche di una maggiore semplicità sul fronte dei viaggi internazionali, le opinioni sono divise perfettamente a metà, tra chi dice che comunque poter fare eventi sarebbe positivo, sia per il bisogno di tornare ad eventi in presenza che per dare un segnale di ripartenza, e chi invece la vede in negativo, sia perchè comunque l’afflusso di visitatori internazionali sarà limitato, sia perchè eventi nella seconda parte dell’anno sono poco utili per il business internazionale.
Si parla, comunque, di uno scenario ipotetico, perchè anche se a tutt’oggi Vinexpo Wine Paris 2021, che, originariamente previsto in febbraio, è in calendario dal 14 al 16 giugno (una decisione definitiva verrà presa a fine marzo, ndr), mentre pochi giorni dopo, ad ora, è confermato Vinitaly, a Verona, evento principe del vino italiano, slittato da aprile al 20-23 giugno, tutto è in costante evoluzione.
Quello di cui tutti sono certi, e che il digitale continuerà ad essere strumento fondamentale, e se per i più sarà soprattutto di supporto agli eventi fisici, per una buona parte delle aziende webinar, degustazioni virtuali e così via, potranno anche sostituire parte degli eventi tradizionali, soprattutto quando destinati alla comunicazione, ma anche qualche evento business to business e, in misura minore, anche business to consumer. D’altronde, dalle risposte delle imprese emerge forte e chiaro come gli eventi dedicati al trade siano di gran lunga i più importanti, più di quelli dedicati alla sola stampa o al pubblico degli appassionati.
In ogni caso, per il 2021, la stragrande maggioranza delle aziende ha diminuito il budget destinato agli eventi (che, nella maggior parte dei casi, incide tra il 3% ed il 5% dei costi aziendali), che siano in presenza o digitali: pochissimi hanno messo a bilancio somme simili al 2020 (sottolineando la speranza di poterle spendere), anche se non mancano casi in cui il plafond è stato addirittura aumentato.
Lo scenario futuro? Se una minoranza delle aziende pensa di tornare a partecipare agli stessi eventi di prima della pandemia, una volta che questa sarà passata, ed una parte minoritaria cercherà anche di partecipare a più iniziative, la stragrande maggioranza prevede un futuro con la propria partecipazioni a meno eventi. E se i più privilegeranno le grandi fiere di respiro internazionale, alcuni si focalizzeranno di più su eventi più piccoli nei propri territori.
Spunti, progetti e riflessioni su un futuro incerto che, però, con ogni probabilità, anche per il mondo del vino, sarà diverso, in maggiore o minore misura, da quanto visto fino ad oggi.
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