La sentenza n. 2283/2017 del Tribunale di Venezia, che ha deciso la controversia promossa dal Consorzio di Tutela Vini Valpolicella contro la società consortile “Le Famiglie dell’Amarone d’Arte” ed i suoi soci, pubblicata oggi, sarà sui quotidiani “Il Sole 24Ore” e “Il Corriere della Sera”, domani, 21 maggio. A questa pubblicazione, a spese delle Famiglie Storiche (questo il nome assunto dopo la sentenza da “Le Famiglie dell’Amarone d’Arte”) e in caratteri doppi del normale, si aggiungerà (entro il 5 giugno) quella sulle home page dei siti web delle 13 aziende dell’Associazione per una durata di dieci giorni.
Per giungere a questo ultimo atto, si legge in una comunicazione del Consorzio di tutela, “si è dovuta attendere la conferma della sentenza del Tribunale da parte della Corte d’Appello di Venezia, la quale l’ha confermata con la sentenza 4333/2019 pubblicata il 10 ottobre 2019. Il Consorzio ha quindi dato corso alla procedura per ottenere l’esecuzione del capo 13 della sentenza, che ha subito alcuni rinvii a seguito della pandemia”.
Secondo il Consorzio della Valpolicella, comunque, non è ancora l’ultimo atto. “Manca ancora la soddisfazione di quanto previsto al capo 7 della sentenza - spiega Christian Marchesini, presidente del Consorzio, a WineNews - e non so come chiuderemo e in che termini”.
La sentenza, infatti, al capo 7 imponeva di rimuovere il marchio de Le Famiglie dell’Amarone d’Arte dai prodotti destinati alla commercializzazione, e fissava in 100 euro la somma da versare al Consorzio di Tutela per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione del provvedimento a partire dal trentesimo giorno dalla pubblicazione della sentenza.
“Questa sentenza , emessa in primo grado e confermata in appello, ha ribadito - conclude Marchesini - che l’uso delle denominazioni è regolamentato in modo chiaro e che il responsabile della gestione del marchio collettivo è il Consorzio di tutela su delega del Ministero. Credo che tutti possano essere favorevoli a una sentenza molto chiara come questa”.
Per parte loro le Famiglie Storiche sperano di considerare chiusa la vicenda con la pubblicazione della sentenza: “avevamo cercato un accordo con il Consorzio - ricorda Alberto Zenato, presidente delle Famiglie Storiche raggiunto da WineNews - per evitare la pubblicazione della sentenza sui giornali, offrendo la già consistente somma necessaria allo scopo e maggiorandola per destinarla alla promozione. Questa proposta non è stata accettata e, con la pandemia di mezzo, siamo arrivati oggi alla pubblicazione. Abbiamo ottemperato a quanto prescritto dalla sentenza al capo 7, per quanto riguarda le bottiglie in giacenza in cantina, le uniche che abbiamo potuto ri-etichettare: non avremmo certo potuto farlo sulle bottiglie già in commercio in giro per il mondo”.
La somma dovuta al Consorzio per la non ottemperanza del capo 7 ammonterebbe ad oltre 20.000 euro per azienda delle Famiglie Storiche (all’epoca erano 12, senza Torre d’Orti che ha aderito successivamente: Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini e Zenato). Un conteggio che, secondo Zenato, non avrebbe un riscontro oggettivo.
“Da oggi in poi - conclude Zenato - avendo rispettato quello che riteniamo l’ultimo capo della sentenza da ottemperare, ci auguriamo, ognuno nel suo ruolo, il Consorzio e l’Associazione, di continuare a promuovere e valorizzare il territorio e l’Amarone, nostri beni comuni. Andando entrambi nella stessa direzione creeremmo una sinergia superiore alla somma delle nostre forze. Non so in che termini questo possa accadere, ma spero che in futuro le cose possano cambiare”.
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