Promuovere i latticini e il latte italiano italiano tra le nuove generazioni, difendere e valorizzare una eccellenza tutta italiana dalle insidie del nutriscore, fare squadra nelle strategie di promozione: ecco gli obiettivi della nuova campagna di comunicazione, sintetizzati con il claim “Think Milk, Taste Europe, Be Smart!”, realizzata da Confcooperative, promossa dal sistema cooperativo della filiera lattiero-casearia e cofinanziata dalla Commissione Europea per valorizzare la produzione del Dairy italiano, presentata oggi a Roma. La campagna punta alla valorizzazione del settore lattiero-caseario, della sua cultura produttiva e degli alti standard in tema di qualità, sicurezza e benessere animale che contraddistinguono il comparto. La campagna realizzata dall’agenzia di comunicazione Blancdenoir avrà un programma di attività triennali in Italia e Germania. Pensata prevalentemente per un pubblico giovane, suona come un invito, in primo luogo, a informarsi e a riflettere (think) per poter compiere scelte di consumo intelligenti (smart), dando la preferenza a prodotti europei come il latte (milk).
Le azioni previste sono indirizzate prevalentemente ai consumatori, ai giornalisti e agli influencer, per aumentare la fiducia dei cittadini, in particolare i più giovani, verso il consumo di latte, che viene presentato come un elemento distintivo, che ben si addice alle nuove generazioni. Tra gli obiettivi di sensibilizzazione anche quelli riguardo all’etichettatura a semaforo e al taglio della promozione che rischia di accelerare il fenomeno dell’Italian sounding che secondo Maurizio Gardini, presidente Confcooperative, “si contrasta portando i nostri prodotti all’estero. Ridurre gli investimenti in promozione equivale a soffiare nelle vele del falso. Stimiamo una crescita tra il 10 e il 15% dell’Italian sounding che rischia di toccare i 105 miliardi di euro. Mentre è tempo di accelerare. Il recente accordo tra l’Unione europea e gli Usa, per esempio, ha portato all’azzeramento dei dazi aggiuntivi introdotti da Trump che pesavano per oltre 60 milioni di euro sui nostri formaggi. Non è un caso che dopo la prima sospensione delle tariffe di marzo 2021, l’export caseario negli States è aumentato del 167% solo nel mese di aprile”.
Anche l’etichettatura a semaforo rischia di essere una pesante tegola per latte e formaggi: “si tratta - continua Gardini - di un sistema fuorviante, discriminatorio e incompleto che finisce per escludere paradossalmente dalla dieta gli alimenti più sani e naturali proprio come quelli lattiero caseari”. Con la campagna di comunicazione il sistema cooperativo punta ad un modello di promozione integrata a livello comunitario, in cui si condividono strategie e azioni con partner nazionali ed europei come ha sottolineato Giovanni Guarneri, coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari che poi ha aggiunto: “in questo contesto, sorprende l’orientamento della Commissione Europea che negli ultimi anni ha operato una progressiva riduzione della linea di finanziamento destinata ai regimi di qualità. Le Indicazioni Geografiche, di cui il settore lattiero-caseario italiano è leader mondiale (con 56 formaggi Dop e Igp riconosciuti), sono produzioni distintive dell’Ue in grado di dimostrare in ogni parte del mondo la ricchezza, il legame con il territorio, la sicurezza, la qualità, l’eccellenza di tutte le produzioni agroalimentari dell’Unione. Sembra esserci una contraddizione nella strategia promozionale comunitaria se consideriamo il progressivo taglio del budget nell’ambito delle scelte di politica commerciale della Ue: in tutti i recenti accordi di libero scambio che la Commissione ha siglato con i Paesi Terzi, è stato infatti sempre incluso un capitolo dedicato alla tutela delle IG (Indicazione Geografica, ndr), inserito peraltro come una priorità negoziale. Continuare a destinare poche risorse finanziarie alla promozione dei regimi di qualità significa ridimensionare la portata del riconoscimento internazionale delle IG. Il rischio è lasciare campo a imitazioni, evocazioni e alla svalorizzazione delle IG nei canali distributivi internazionali”.
La produzione lattiero-casearia è uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy, il latte ed i formaggi hanno standard di qualità e di sicurezza rigorosi e la produzione zootecnica italiana è un valore aggiunto anche per la sostenibilità ambientale e per il presidio del territorio. In Italia ci sono 600 cooperative che trasformano il 62% della materia prima nazionale e che generano un fatturato di oltre 7 miliardi di euro, pari al 43% di tutto il valore economico del comparto. Le cooperative lattiero-casearie, diffuse in Lombardia, Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige, Veneto, Sardegna, Piemonte, Marche, Puglia, Campania e Calabria, garantiscono occupazione a oltre 13.000 addetti. Alle cooperative aderiscono 17.000 stalle, da cui viene raccolto oltre il 62% della materia prima nazionale, ovvero 7,5 milioni di tonnellate di latte. Forte la leadership anche nelle principali Dop casearie, che è pari al 70% nel Parmigiano Reggiano, del 63% nel Grana Padano, del 65% nell’Asiago. Per quanto riguarda il mercato, il primo quadrimestre ha registrato una netta ripresa delle vendite estere di formaggi italiani a distanza di poco più di un anno dall’inizio della pandemia con un +8,1% in volume e un +7,5% in valore sullo stesso periodo dell’anno precedente.
Nei mercati extra-Ue, gli Stati Uniti hanno segnato una crescita dell’12% in valore sul primo quadrimestre 2020, soprattutto grazie alla performance registrata ad aprile. Prosegue la crescita in Canada che nei primi quattro mesi dell’anno colleziona un +16% in volume e un +28% in valore. Nell’Unione Europea, oltre ai costanti aumenti dei mercati principali - Francia (+17%) e Germania (+5%) - si segnala una ripresa del mercato in Spagna, che è tornato ai livelli del 2020. Riguardo alle categorie, nel quadrimestre, si registra un complessivo incremento dei volumi (soprattutto la mozzarella e i formaggi freschi), ma anche dei valori, con gli introiti che superano il miliardo di euro. Solo ad aprile si sono verificate crescite a doppia cifra per tutte le categorie di prodotto e un leggero miglioramento del livello dei prezzi franco frontiera.
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