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LO STATO DELL’ARTE

Mercati brillanti, una grande vendemmia 2021 e non solo: il vino italiano dal “Merano Wine Festival”

La salute di un settore che guarda al futuro, fatto anche di sostenibilità e vitigni resistenti, dall’ennesimo evento che segna la ripartenza

È un vino italiano con il vento in poppa sui mercati d’Italia e del mondo, in molti casi con performance superiori non solo, come ovvio, al 2020, ma anche al 2019, anno del record dell’export, a 6,3 miliardi di euro, ed il cui superamento sembra sempre più alla portata, come hanno raccontato produttori come Elena Walch, Franz Haas, Roberta Stelzer (Maso Martis), Lucia Letrari (Letrari), Sabrina Tedeschi (Tedeschi), Giampaolo Speri (Speri) e Luca Stortolani (direttore commerciale Italia della chiantigiana Cecchi), oltre che ad un vero “Marco Polo” e giramondo come Matteo Lunelli, alla guida del Gruppo Lunelli e di Ferrari Trento, icona del Trentodoc (e miglior produttore del mondo nella “The Champagne & Sparkling Wine World Championships 2021”, il “mondiale delle bollicine”, creato da Tom Stevenson), a Luca Pizzighella, “brand ambassador” di Signorvino, enocatena con 24 punti vendita in tutta Italia, e ancora nuova apertura in programma sia nel Belpaese che all’estero. E come raccontato, con un focus sugli Usa, da “The Italian Wine Girl” Laura Donadoni, autrice del libro “Custodi del vino. Storie di un'Italia che resiste e rinasce”. Ed è anche un vino italiano che, con il cuore diviso a metà tra una ripresa che sembra robusta e piena ed i timori comprensibili portati da quella che ormai è definita la quarta ondata del Covid-19, che sta facendo tornare qualche restrizione in tanti Paesi del mondo (anche se, per esempio, è di queste ore la riapertura delle frontiere Usa almeno per i vaccinati, ndr), guarda con fiducia al futuro anche grazie ad una vendemmia 2021 poco generosa in quantità ma per molti superlativa in qualità, dal Nord al Sud, come raccontato da Hans Terzer, enologo e direttore di San Michele Appiano (che, a Merano, ha anche presentato il suo “supervino”, complesso ed intrigante, Appius 2017, Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Grigio, Sauvignon, “selezione di punta” per metà provenienti da vecchi vigneti, ormai stabilmente impiegati per la realizzazione della cuvée, e per metà da vigne meno frequentate ma ritenute quest’anno congeniali all’interpretazione dell’annata e al raggiungimento degli obiettivi enologici, in abbinamento alle creazioni dello stellato Herbert Hintner del Ristorante Zur Rose, ndr) e dal piemontese Guido Conterno (Conterno Fantino). Ma anche dai veneti Silvia Allegrini (Allegrini), Tiziano Castagnedi (Tenuta Sant’Antonio in Valpolicella), Franco Adami (Adami, a Conegliano e Valdobbiadene), Anna de’ Besi (Punto Zero, nei Colli Berici) alla trentina Camilla Lunelli (Ferrari Trento), ed ancora dalle voci di Chiara Lungarotti della cantina umbra Lungarotti a quella dalla Toscana di Martino Manetti di Montevertine (autore del mito delle Pergole Torte), di Enrica Cotarella, che, con Famiglia Cotarella, tocca anche Umbria, Lazio e Toscana (a Montalcino, con la cantina Le Macioche), e ancora di Jarno Trulli, che abbandonato il volante della Formula 1 si dedica ai suoi vigneti in Abruzzo, con Podere Castorani, di Alessio Di Majo Norante, portavoce del vino del Molise, e poi, dall’Etna, in Sicilia, di Sofia Ponzini (Cantine Bosco), e dell’enologo e produttore (con DueMani, in Toscana) Luca d’Attoma (qui le video interviste).
Ma è anche un vino italiano che guarda al futuro, che vuol dire sostenibilità in ogni fase della filiera, a partire dalla vigna, dove stanno trovando spazio, pian piano, i nuovi vitigni resistenti, i Piwi, come ha raccontato, tra gli altri, l’enologo Nicola Biasi. Indicazioni e spunti arrivati dal “Merano Wine Festival 2021” di Helmuth Köcher, che chiude oggi, altro evento che ha voluto marcare, a suo modo, la ripartenza del “circus” del vino, e che è tornato a far incontrare nel “salotto buono” del vino italiano produttori, consumatori, operatori ed appassionati del buon bere di tutto il Belpaese. E dove si è parlato anche di comunicazione del vino, da svecchiare e da rinnovare, con personalità come Carlo Guttadauro, art director e regista dello short movie della griffe Bisol 1542, che ha raccontato il legame che, tra “leggerezza e bellezza”, unisce il Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene a Venezia.

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