Cantine biologiche e rispettose dell’ambiente, piccoli produttori, aziende agricole custodi di biodiversità, vignaioli innovativi: saranno 542 le realtà dall’Italia e dal mondo che, scelte da Slow Food tra chi ha firmato il “Manifesto del vino buono, pulito e giusto” e in rappresentanza della comunità mondiale che crede nei principi della Chiocciola, dal 27 al 29 marzo si riuniranno nel “Sana Slow Wine Fair 2022” n. 1. Il nuovo appuntamento di BolognaFiere, con la direzione artistica di Slow Food, è anche il primo incontro della “Slow Wine Coalition”, l’alleanza internazionale tra produttori, trade e persone per dare inizio alla rivoluzione nel (e dal) mondo del vino, che rappresenta un paradigma del cambiamento di sistema necessario in tutte le agricolture.
L’edizione n. 1 di “Sana Slow Wine Fair 2022” - promossa in partnership con FederBio e Confcommercio Ascom Bologna, il supporto di Ministero degli Affari Esteri e Ice, il patrocinio della Regione Emilia-Romagna - rappresenta per Slow Food l’occasione per incontrarsi nuovamente in presenza e condividere con gli esperti del settore riflessioni sul mondo vitivinicolo, le sue sfide e le sue opportunità, offrendo allo stesso tempo agli appassionati la possibilità di conoscere ed incontrare il meglio della produzione artigiana e sostenibile italiana e internazionale, protagonista di masterclass e degustazioni. Ad aprirla ufficialmente, il 27 marzo, sarà la plenaria di apertura della “Slow Wine Coalition”, la rete internazionale, inclusiva e collaborativa che unisce i protagonisti del mondo del vino (in diretta anche online), con Giancarlo Gariglio, coordinatore internazionale, il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi che illustrerà gli effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura e sull’enogastronomia, il presidente di Libera Don Luigi Ciotti che introdurrà il tema sempre attuale del rapporto tra produzione agricola e legalità, e, ovviamente, con Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food che interverrà sulla transizione ecologica e sul ruolo dell’agricoltura.
Un evento che “contribuirà a far crescere la vera grande comunità del vino che si è creata a partire dalla Guida “Slow Wine” con Bologna che diventerà nei prossimi giorni la “capitale” del vino buono, pulito e giusto. I temi al centro sono fondamentali per andare incontro alle sfide che il momento di difficoltà attuale ci pone di fronte, a partire dalla crisi climatica e dalla siccità che in questi giorni è un vero dramma per i produttori. In questo, un ruolo importante è quello dei giovani che si fanno portatori della sostenibilità ambientale nelle loro scelte quotidiane, anche quando scelgono un vino in enoteca”, sottolinea Federico Varazi, vice presidente di Slow Food Italia. Ma “la crescita di un appuntamento di questa ambizione necessita che le istituzioni ci credano, non solo nell’evento, ma anche nel ruolo che il territorio deve avere nel settore fieristico e vitivinicolo, secondo una visione di politica di sviluppo a lungo termine”, afferma Antonio Bruzzone, dg BolognaFiere, di fronte all’interesse della Regione e del Comune di Bologna di lavorare insieme alle prossime edizioni.
Intanto, delle 542 cantine presenti all’edizione n. 1, 63 sono quelle che esprimono una bella biodiversità internazionale. Oltre all’Italia, sono infatti 18 i Paesi rappresentati con i loro produttori: Albania, Austria, Argentina, Bosnia Erzegovina, Brasile, Bulgaria, Cile, Croazia, Francia, Grecia, Macedonia Del Nord, Montenegro, Perù, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia, Spagna, Uruguay. “Sono cantine che hanno voluto fortemente far parte della Coalizione ed essere presenti alla Fair - spiega Gariglio - per i produttori che provengono dall’estero non è così scontato in questi tempi. Inoltre, si tratta di aziende di piccole e medie dimensioni che nella maggior parte dei casi non sono nemmeno distribuite in Italia. Un’occasione irripetibile quindi sia per i professionisti che potranno selezionarle che per il pubblico che potrà assaggiare etichette che nella maggior parte dei casi non sono state mai assaggiate in Italia, e spesso addirittura in Europa. Anche i produttori emiliano romagnoli che sono presenti lavorano già seguendo i principi della Coalition, quello che speriamo è che “Sana Slow Wine Fair” rappresenti un momento di ritrovato orgoglio e una spinta a sostenere la produzione buona della Regione da parte dei professionisti”.
Più della metà dei vignaioli ha una certificazione biologica o biodinamica o presenta etichette certificate. È un segnale fortissimo perché, come evidenziano i dati del Report Wine Monitor Nomisma, il mercato del vino bio si dimostra in grande crescita con un incremento dei consumi in Italia del 60% negli ultimi tre anni. Anche la produzione vitivinicoltura biologica registra numeri positivi. Dai dati Sinab Italia, con 117.378 ettari di vite bio, il nostro Paese conta un’incidenza sulla superficie vitata complessiva di oltre il 19%, la più alta in Europa e nel mondo. Negli ultimi 10 anni la produzione di vino biologico è aumentata quasi del 110% a testimonianza di una maggiore sensibilità dei consumatori verso prodotti di qualità, sostenibili e rispettosi dell’ambiente. “Il vino biologico, che non utilizza pesticidi e sostanze chimiche di sintesi a protezione della fertilità del suolo e della biodiversità, conferma il suo ruolo centrale all’interno del processo di transizione ecologica verso un’agricoltura sempre più sostenibile. I tre pilastri del “Manifesto Slow Food per il vino buono pulito e giusto”, sostenibilità ambientale, tutela del paesaggio e crescita sociale e culturale delle campagne, sottoscritto anche da FederBio - sottolinea il presidente Maria Grazia Mammuccini - contraddistinguono il vino biologico insieme al valore dell’identità territoriale delle Denominazioni d’origine del nostro Paese con l’unico logo certificato dall’Unione Europea che premia il lavoro di tanti viticoltori” .
E poi ci sono le storie. A partire da quella di Rita Babini, produttrice Ancarani Vini Faenza per cui “il buono pulito e giusto rappresenta identità territoriale e visione di un’agricoltura per cui vogliamo veder crescere il nostro lavoro oggi ma anche regalarlo a chi lo vorrà fare domani. Il riferimento al cambiamento climatico e al fatto che non piove ha una serie di ripercussioni concrete sul nostro lavoro sia per questa annata ma anche per la prossima. Questa fiera riassume tutti gli sforzi quotidiani che facciamo per cercare un equilibrio produttivo che ci permetta di fare il nostro lavoro in onestà e che questo accada in Emilia Romagna è un vero motivo di orgoglio. E infine un invito, è vino buono, pulito e giusto ma è anche buono da bere, noi saremo lì ad accogliervi con i nostri vini e con un bel sorriso”. Ma si potranno ascoltare anche le storie di Ivana Simjanovska, co-autrice della Guida “Slow Wine” per la Macedonia del Nord, di Marina Santos, produttrice brasiliana di vino naturale, o di Gregory Perucci, proprietario dell’Agricola Felline a Manduria (Taranto), che coltiva Primitivo all’ombra della vegetazione spontanea. Ma anche quella di Alexis e Jannis, greci di origine, che a Gorizia gestiscono la cantina Paraschos. E ancora: l’Enantio Riserva 1865 Prefillossera prodotto dalla famiglia Fugatti dell’azienda agricola Roeno, il Rubicone Rosso Igt. nato dallo scambio di tecniche e di esperienze fra produttori georgiani ed emiliano romagnoli, il Cannonau di Mamoiada, realizzato dai produttori dell’Associazione Sarda Mamojà.
Le masterclass permetteranno a 360 professionisti del vino e appassionati di approfondire la conoscenza dei vini di alcune tra le Denominazioni, i Domaines, le Maisons, gli Châteaux e i Weingüter più iconici, grazie alla voce di profondi conoscitori delle zone scelte. Ad esempio, per la prima volta nel panorama italiano, sarà possibile assaggiare i vini cinesi, rappresentati da cinque cantine, e ascoltare i racconti di Lan Liu, curatore della prima Guida “Slow Wine” ai vini della Repubblica Popolare Cinese. Ed ancora, tra i temi cari alla Chiocciola e fondamentali per il futuro del vino, si parlerà di biodiversità dei vitigni, packaging sostenibile, carte dei vini, progettualità sociali e turismo alternativo.
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