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ECONOMIA

Lo stato di emergenza ha bruciato 50 miliardi garantiti dal turismo. Il settore è pronto a ripartire

Analisi Coldiretti su dati Bankitalia: a soffrire sono state principalmente le città d’arte e gli agriturismi
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La fine dell’emergenza “libera” il turismo

Ancora è prematuro stabilire una connessione tra la fine dello stato di emergenza e il ritorno del turismo. Non mancano, infatti, le variabili da tenere in considerazione: dalla crisi in Ucraina che può rallentare gli arrivi degli stranieri, al “caro vita” che, insieme ai numeri dei contagi Covid ancora non in fase del tutto calante, possono rallentare il flusso dei visitatori. Però ci sono anche degli scenari da valutare, in prospettiva, con ottimismo: durante lo stato di emergenza scattato il 31 gennaio 2020, e più volte rinnovato per combattere la pandemia, si sono verificati quasi 50 miliardi di mancati introiti solo per l’assenza forzata dei turisti stranieri, bloccati alle frontiere a causa dei vari lockdown o scoraggiati dalle necessarie misure restrittive adottate. Uno scenario emerso da una analisi Coldiretti su dati Bankitalia nel giorno in cui cessa lo stato di emergenza, portando con sé il superamento del Green Pass rafforzato per alberghi e strutture ricettive, ma anche per ristoranti all’aperto, sagre, fiere, parchi tematici e di divertimento, musei, mostre e altri luoghi della cultura.
La fine delle limitazioni e il ritorno dei visitatori europei ed americani, che hanno tradizionalmente una elevata capacità di spesa, possono rappresentare una boccata di ossigeno per le città d’arte, che sono le storiche mete del turismo dall’estero, ma anche gli oltre 24.000 agriturismi nazionali dove gli stranieri in alcune regioni secondo Campagna Amica rappresentano tradizionalmente oltre la metà degli ospiti e che valevano oltre il 40% delle presenze totali prima della pandemia. Buone notizie, dunque, per la ristorazione e il settore dell’accoglienza visto che un terzo del budget delle famiglie in vacanza è riservato al cibo.
L’Italia - sottolinea la Coldiretti - è fortemente dipendente dall’estero per il flusso turistico con ben 113 milioni di viaggiatori stranieri che tra il 2020 e il 2021 hanno dovuto rinunciare a venire nel Belpaese per effetto delle limitazioni agli spostamenti e per le preoccupazioni sulla diffusione del contagio. Si tratta un vuoto pesante che purtroppo non è stato compensato dalla positiva svolta vacanziera patriottica degli italiani. La mancanza di vacanzieri si trasferisce peraltro a valanga sull’insieme dell’economia per le mancate spese per alloggio, alimentazione, trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. Ma l’allargamento delle maglie sul Green Pass ha un impatto positivo a cascata sull’intera filiera agroalimentare, dalle industrie alle aziende agricole, dopo che il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi è costato in due anni ben 17 miliardi tra cibi e vini invenduti che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato”. Oltre al vino, prodotti come salumi, formaggi e tartufi hanno sicuramente risentito di questa lunga crisi.
Adesso, per le 360.000 attività tra bar, mense, ristoranti e agriturismi della Penisola, le 70.000 industrie alimentari e le 740.000 aziende agricole lungo la filiera, impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,8 milioni di posti di lavoro, si apre un capitolo nuovo. Come ha ricordato Coldiretti, la filiera agroalimentare italiana nel 2021 è salita al valore di 575 miliardi, pari al 25% del Pil nazionale ma è anche una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà delle proprie eccellenze.

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