Castelfiora 2020 - il nuovo Verdicchio Tombolini - è nato due anni fa, ma in realtà parte da molto più lontano. Questo vino, racchiuso in una bottiglia a forma di anfora, rappresenta la storia della famiglia che ha fondato l’azienda (all’epoca di liquori e distillati) nel 1921. Il nome si deve a Giovanni Tombolini, che nel 1972 volle unire il Torrione del Cardinale Albornoz, simbolo del Castello di Staffolo e proprietà di famiglia, al nome di sua moglie Fioretta. Le uve bio provengono dai migliori vigneti della tenuta e dalle vigne più vecchie, piantate da Giovanni nei primi anni ’70 in suoli argillo-sabbiosi. Le uve che hanno dato il Castelfiora 2020 sono state raccolte a mano nella seconda decade di ottobre, di quella che è stata una delle migliori vendemmie del ventennio. Dopo la pressatura, che reinterpreta tecniche antiche, e una selezione accurata del mosto fiore, inizia la fermentazione in acciaio che prosegue in barili di rovere francese per circa 12 mesi. Una frazione passa attraverso macerazioni in otri di ceramica per esaltare la tipicità del varietale. A presentare il vino a Milano c’erano la vulcanica Fulvia Tombolini e il figlio Carlo Paoloni, che ha lasciato una carriera in finanza a Londra per sostenere la madre e far crescere l’azienda. Castelfiora 2020 è un vino di balsamica struttura, ma anche di freschezza e sapidità, lungo in bocca ed equilibrato. Può evolvere in bottiglia anche per dieci anni.
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