Il tema del lavoro, tra un’offerta che, per la prima volta, da molto tempo, sembra superare la domanda, per mille, complessi motivi, e per uno scenario che dopo la pandemia è profondamente cambiato, tocca tutti i settori. E se sotto i riflettori, da mesi, c’è la difficoltà nel trovare lavoratori nella ristorazione, dalla cucina alla sala, il mondo del vino non sembra far eccezione. E se, da anni, le organizzazioni agricole italiane, in vista delle fasi di vendemmia, lamentano la difficoltà a trovare manodopera in vigna, le cose sembrano complicarsi anche quando si parla di ospitalità in cantina, ma anche di agronomi ed enologi. Come spiega, a WineNews, Andrea Pecchioni, alla guida di Winejob, la più importante realtà italiana che si occupa di far incontrare domanda e offerta nel mondo del vino (e che ha aperto le iscrizioni per il suo Corso di Alta Specializzazione in Marketing Internazionale del Vino, in partnership con lo Ied - Istituto Europeo di Design a Firenze).
“Anche nel mondo del vino, sul fronte ospitality, c’è grande difficoltà nel trovare lavoro, e serve fare formazione per agevolare questo ingresso. È una ricerca affannosa, così come lo è quella di export manager e marketing manager specializzati nel mondo del vino, che sono tra le figure più ricercate”, spiega Pecchioni. Che aggiunge: “anche se la manodopera non è il nostro focus, parlando con le aziende, è un dato di fatto che c’è difficoltà a trovare operai in vigna e in cantina, anche in vista della vendemmia, e anche i contoterzisti stanno facendo fatica. Così come è difficile trovare agronomi ed enologi, che oggi hanno un ruolo molto più ampio di quello strettamente tecnico, rispetto ad un tempo, perchè sono chiamati sempre più a fare promozione, pr e non solo.
Perchè il vino ormai non si vende come prodotto di consumo ma anche come elemento di esperienza e di conoscenza, ed anche enologi ed agronomi sono coinvolti in questo processo, e hanno bisogno di competenze specifiche oltre quelle tecniche, come la conoscenza perfetta della lingua inglese, ma anche capacità di public speaking”. Una difficoltà che non è solo questione italiana, come spiega a “Vitisphere” Guillaume Aubin, del portale francese Vitijob (entrambi del gruppo “La France Agricole”). Secondo cui le offerte di lavoro da parte del settore crescono (+27% nel primo trimestre 2022, sullo stesso periodo 2021), mentre le domande, invece, ristagnano e non tengono il passo. Con una difficoltà di far incontrare offerta e domanda che, in Francia, riguarda soprattutto figure come trattoristi, vignaioli, ma anche cantinieri, addetti agli imbottigliamenti e così via.
Figure che sono fondamentali per la vita delle aziende, così come lo è sempre di più il ruolo di chi deve promuovere e vendere il vino sui mercati internazionali, focus della formazione di Winejob, spiega Pecchioni. “Il master parte il 30 settembre, e vedrà gli studenti approfondire il marketing, gli strumenti digitali, l’e-commerce, i wine club, e l’export in maniera pratica, da come si costruisce un portfolio a come si calibrano i prezzi nei diversi mercati, partendo da quello “ex-cellar, ovviamente”. E ci sarannò focus sui diversi mercati del mondo, da quelli più importanti, come Nord America ed Europa, ma anche su quelli che stanno crescendo, da quelli dell’Asia, che non è solo Cina o Giappone, a quelli dell’America Latina, come il Messico o i Caraibi, dell’Africa, come il Kenya, ma anche dei Paesi Arabi. In “cattedra” ci saranno i manager di alcune delle realtà, grandi e piccole, di maggior successo del vino italiano (nel 2021 hanno partecipato i vertici di realtà come Ferrari, Allegrini, Dievole, Barone Ricasoli, Frescobaldi, Santa Margherita, Mazzei, Masi, Fontanafredda, Le Macchiole, Biondi Santi e non solo), e docenti di wine busines, anche internazionali, per uno sguardo più ampio, come Liz Thach, Master of Wine e docente alla Sonoma University, per esempio, ma anche docenti dall’Università di Adelaide, in Australia, e da quella di Dijon, in Borgogna”.
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