Un anno fa, Londra era il simbolo della ripartenza, la prima tra le grandi città d’Europa a mettersi alle spalle l’emergenza Covid. Magari con un po’ di incoscienza, ma l’entusiasmo della capitale inglese contagiò presto il resto del Continente, che, per qualche mese, ha accarezzato l’idea di un nuovo periodo di crescita e prosperità. Una speranza durata appena qualche mese, perché a febbraio 2022 l’invasione russa dell’Ucraina ha ridisegnato gli equilibri globali, innescando una spirale destinata a far piombare l’Europa nella stagnazione economica.
Una prospettiva cui la Gran Bretagna si sta avviando con indicatori economici preoccupanti: l’inflazione sfiora ormai il 10%, e le previsioni più pessimistiche prevedono una fuga in avanti dei prezzi che, a gennaio 2023, potrebbe arrivare addirittura al 18,6% (stime Citi). Come se non bastasse, la Sterlina, complici lo spericolato programma di taglio delle tasse proposto dalla neo Pemier Liz Truss (sui cui i Tory sembrano pronti a fare marcia indietro, ndr), è arrivata ai minimi storici nel cambio con il Dollaro.
Una tempesta perfetta alla fine di un’era, conclusasi con il saluto della Gran Bretagna, pochi giorni fa, alla sua sovrana più longeva, Elisabetta II, sul trono per 70 anni ed unica regnante conosciuta da tre generazioni di britannici. Che, adesso, storditi ma non spaventati, aspettano di conoscere cosa riserva loro il futuro sotto la guida di un nuovo sovrano, Carlo III, arrivato sul trono a 73 anni e già alle prese con le prime grane, tutte politiche: la Premier Truss, infatti, giusto ieri ha detto “no” alla partecipazione del sovrano alla conferenza sul clima Cop27. Il quadro è complesso, ma non apocalittico, in un Paese che, dal punto di vista dei consumi, ha vissuto nei primi sei mesi dell’anno una crescita sfrenata. Di cui ha goduto, e non poco, anche il vino italiano. Certo, l’inflazione ha giocato un ruolo importante, ma, nella prima metà del 2022, le importazioni hanno segnato un +23,18% sullo stesso periodo del 2021, ben al di là dell’aumento dei prezzi, per 378,8 milioni di euro.
Un risultato da difendere, che ha riportato la Gran Bretagna al centro della geografia dell’internazionalizzazione del vino italiano, dopo anni di sostanziale stabilità. È da Londra - a due passi da Westminster e dal 10 di Downing Street - che riparte, oggi, il “Simply Italian Great Wines”, il cuore delle azioni di internazionalizzazione messe in campo della Iem - International Exhibition Management, fondata da Giancarlo Voglino e Marina Nedic. Con un parterre di aziende di primissimo piano al walk around tasting di oggi pomeriggio, tra cui Antinori, Ca’ del Bosco, Donnafugata, Jermann, Tasca d’Almerita, Tenuta Luce , Attems, Venturini Baldini e Tenuta Tomasella, solo per citarne qualcuna, ma anche il Consorzio del Lugana. Le masterclass, dedicate ai vini dell’Istituto Grandi Marchi e alle etichette di uno dei territtori bianchisti più importanti d’Italia, il Collio, saranno, invece, guidate da Patrick Schmitt, Master of Wine e “The Drink Business” editor-in-chief (nei prossimi giorni, video e servizi di WineNews da Londra).
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