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“The World’s 50 Best Bar” 2022: Barcellona al top, ma dietro al bancone si parla italiano

Al top il “Paradiso” del bartender Giacomo Giannotti. Il primo dei quattro indirizzi d’Italia è il “Drink Kong” di Roma (n. 16)

Il mondo della mixology parla sempre più italiano, e non solo perché nella “The World’s 50 Best Bar” 2022, di scena ieri sera alla Cúpula de las Arenas di Barcellona, i locali del Belpaese siano saliti a 4, ma anche - o forse soprattutto - perché dietro al bancone dei migliori bar del mondo si parla, appunto, italiano. A partire dal gradino più alto e più basso del podio: il bartender del n. 1, il “Paradiso” di Barcellona, è Giacomo Giannotti, mentre quello del “Sips”, al n. 3, sempre nella capitale catalana, è Simone Caporale. In mezzo, alla posizione n. 2, il “Tayer + Elementary” di Londra, con il “Connaught Bar”, lo storico indirizzo londinese guidato da Agostino Perrone, in vetta alla classifica un anno fa, che scivola alla posizione n. 8.
Come detto, sono 4 le insegne italiane nella “The World’s 50 Best Bar” 2022, guidate da “Drink Kong”, il locale del Rione Monti, nel cuore di Roma, che fonde atmosfere anni 70 e influenze giapponesi, anche nei cocktail pensati da Patrick Pistolesi, salito alla posizione n. 16 (un anno fa era alla 16). Perde invece qualche posizione il “1930” di Flavio Angiolillo e Flavio Russo, lo “speakeasy che si prende sul serio”, ispirato al proibizionismo americano e difficilissimo da trovare per i novizi, alla n. 35 (15 posizioni in meno dello scorso anno). Fa il suo debutto nella “The World’s 50 Best Bar” 2022 il “Locale Firenze”, nella splendida cornice di Palazzo Concini a Firenze, guidato dal manager Matteo Di Ienno direttamente alla posizione n. 39. Altra sorpresa tra i primi 50 bar del mondo, dalla posizione n. 82 del 2021 alla n. 46 di oggi, “L’Antiquario” di Napoli, fondato dal bartender Alex Frezza, che al fianco della lista cocktail propone una ricchissima carta di Champagne.
Nel complesso, è una “The World’s 50 Best Bar” 2022 che coglie, come è nelle sue corde, il cambiamento, sia geografico che stilistico. Non è certo un caso il boom di Barcellona, città che ormai tanti anni fa ha rilanciato il vermouth, base di decine di cocktail, ed il Gin Tonic, diventato ormai una moda globale. Al contempo, resistono città come Londra e New York, insieme ai tantissimi indirizzi in giro per l’Asia, dove la tradizione della miscelazione, specie nei grandi hotel di Hong Kong, Tokyo e Singapore, è fortissima. La vera grande novità nel bicchiere, che arriva da lontano, è l’agave, o meglio la Tequila (ma non solo), che sta scompaginando le cocktail list in tutto il mondo, regalando la ribalta, non a caso, ai locali di Città del Messico e di tante altre città del Sud America.

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