Tra i tanti effetti dell’inflazione, oltre all’aumento dei costi di materie prime e servizi per le aziende e, conseguentemente, dei prezzi di qualsiasi bene per i consumatori, c’è anche la “grande discrepanza tra i massimali di spesa decisi dall’Ue per il periodo 2021/27 e l’inflazione, che risulta nettamente superiore alle previsioni”. Un aspetto, sottolineato ieri dal Commissario Ue all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, in audizione alla Commissione Agricoltura dell’Europarlamento, che non può essere ignorato, e su cui la Ue deve assolutamente intervenire, adeguando il bilancio agricolo (ossia la PAC) alla crescita reale dell’inflazione, come ha sottolineato Confagricoltura. Anche perché, una delle conseguenze dell’inflazione è l’aumento del gettito Iva (che in Italia, nei primi 5 mesi del 2022, ad esempio, ha segnato secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, una crescita del +19,8%), e quindi maggiori entrate fiscali per tutti i Paesi della Ue.
Secondo Confagricoltura, oltre all’impatto dell’aumento dei costi di produzione, le imprese agricole sono esposte alla perdita di potere d’acquisto dei trasferimenti diretti della PAC, e si riducono gli incentivi a favore degli investimenti per la transizione ecologica e per la maggiore tutela delle risorse naturali.
“Ci auguriamo che le indicazioni del commissario si traducano prossimamente in una proposta formale dell’Esecutivo - commenta il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - anche perché, stando alle ultime previsioni della BCE solo nel 2025 il tasso d’inflazione tornerà attorno al 2%. Senza un adeguamento del bilancio agricolo all’inflazione reale, i trasferimenti e gli incentivi agli investimenti sono destinati a ridursi di oltre il 20% in termini reali. E le imprese italiane - conclude il presidente Confagricoltura - sarebbero le più colpite, considerando che il tasso d’inflazione nel nostro Paese è più alto di quello registrato in Stati membri nostri diretti concorrenti, quali la Francia e la Spagna”.
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