Prima grande città che ha globalizzato il mercato del vino, dal Medio Oriente al Mediterraneo ed in Europa, e che custodisce le secolari tradizioni della cucina e della tavola italiana, esportate in tutto il mondo, Pompei sarà lo sfondo per raccontare 8.000 anni di storia della vite e del vino dalla Georgia alla Campania, tra cultura arte e scienza, ripercorrendo le antiche rotte del vino e per comprendere l’evoluzione della coltivazione della vite, ma anche per riscoprire i sapori ed i piatti più antichi “cristallizzati” sotto le ceneri dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C.. Il 2 e il 3 settembre, il Parco Archeologico Patrimonio Unesco ospita un “Convivium” (WineNews ne seguirà i lavori, ndr) dedicato all’antichità della “vitae” e del vino, con studiosi, produttori e chef a confronto e un viaggio-degustazione attraverso i vini di 40 aziende della Georgia, Cipro, Libano, Grecia ed Italia, condiviso con le Ambasciate di Georgia, Grecia e Cipro e con il contributo dell’Ambasciata Italiana a Tbilisi, per arrivare in Campania con una significativa selezione cantine e cinque Consorzi della “Campania Felix” (Vitica Caserta, Sannio Dop, Vesuvio Dop, Vini d’Irpinia, Salernum Vitae).
Dopo esser stata il palcoscenico d’eccezione del lancio dell’immagine ufficiale della candidatura della cucina italiana a Patrimonio Unesco da parte del Governo italiano, nei giorni scorsi, il 2 settembre a Pompei, nel Quadriportico dei Teatri, in apertura dell’evento promosso con la direzione artistica di MisteryApple Communication, Parco Archeologico di Pompei e Ais-Associazione Italiana Sommelier Campania, si parlerà de “Le antiche rotte del vino dalle origini della Georgia a Pompei”, in un convegno con Attilio Scienza, ordinario della Facoltà di Agraria dell’Università di Milano e tra i massimi esperti di viticoltura al mondo, che illustrerà le similitudini antiche tra la prime vinificazioni in Georgia con quella casertana e campana, con l’archeologo e l’antropologo direttore del Georgian National Museum David Lordkipanidze, autore dello studio scientifico che ci riporta nella terra “culla” del vino, e il responsabile della National Agency Wine di Georgia, del Ministero dell’Agricoltura David Maghradze, per approfondire le nuove frontiere dei vitigni in Georgia. A seguire, Ais Campania racconterà, con Tommaso Luongo, il progetto “Esperienze di Vitae”, con la premiazione delle “quattro Viti” campane della Guida “Vitae 2023” e il “Concorso Miglior Sommelier della Campania”.
Il 3 settembre, sempre nel Quadriportico dei Teatri, il direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zucktriegel illustrerà un’azienda agricola a Pompei e le nuove vigne. “Per una evoluzione antropologica dell’alimentazione: saperi, sapori, scienze e tecnologia” con lo chef Alfonso Iaccarino, il docente di Marketing e Trasformazione Digitale all’Università Federico II di Napoli Alex Giordano e Franco Pepe, miglior pizzaiolo al mondo di “The Best Chef Awards 2021”, sarà invece un dialogo a partire dal libro “Foodsystem 5.0 Agritech. Dieta Mediterranea. Comunità” del professor Giordano per Edizioni Ambiente, e con Dante Stefano Del Vecchio curatore dell’evento. Seguirà la Lectio Magistralis “Un viaggio nel passato per capire il vino” tenuta dal professor Luigi Moio, presidente dell’Oiv-Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, ordinario di Enologia Università Federico II di Napoli e produttore. E un dibattito sarà dedicato a “Dioniso all’ombra del Vesuvio”, a cura dell’archeologo Mario Cesarano della Soprintendenza Archeologica di Napoli.
Nelle masterclass, il 2 settembre, si parlerà de “Le rotte dell’antichità della vite e del vino”, con nei calici la Falanghina del Sannio Dop, il Piedirosso Pompeiano Igt, il Taurasi Riserva Docg, Falerno Doc Bianco e il Pian di Stio Igp Paestum Fiano di San Salvatore, accanto al Rkatsiteli in anfora del Monastero di Shavanbada in Georgia, al Xinisteri della Cantina Vasilikòn a Cipro, ed al Nectar Passito Cantina Eos Samos dalla Grecia. I cui vini saranno al centro anche della masterclass “Grecia e il Mediterraneo”, con vini come l’Amalia Brut di Tselepos, Metodo Classico ottenuto da uve 100% Moschofilero, varietà autoctona del Peloponneso, bianchi dai vitigni autoctoni dell’isola di Cipro Xinisteri di Tsiakkas e Vasilissa di Vasilikon, e al Santorini da uve 100% Asyrtiko di Canava Chrissou dell’isola di Santorini, dall’Aspros Lagos di Douloufakis, da uve Vidiano 100% dell’isola di Creta, a La lacrima del pino, vino resinato di Kechris da uve 100% Assyrtiko della Macedonia, e rossi come il Nemea Riserva di Tselepos, da uve 100% Agiorgitiko del Peloponneso, il Fine Mavroudi da uve 100% Mavroudi della Tracia, di Anatolikos Ampelonas, e il Commandaria Teodora Gold, vino passito di Karseras dell’isola di Cipro. Il 3 settembre, protagonisti delle masterclass saranno i “Vini georgiani Georgia, dell’antichità e delle Qvevri”, dal Marbano Saperavi Kvareli agli orange wine Kardenakhi Mtsvane e Napheri Rkatsiteli Grand Cru Tsarapi, dal Kapistoni Shavkapito al Saperavi Vcr41, dal Rktastiteli Vcr105 al Mtsvane Vcr64, con Tamar Tchitchiboshvili, sommelier della Georgia, ed Eugenio Sartori, direttore Vivai Cooperativi Rauscedo. Ma anche “L’Alberata nell’antichità”, con l’Asprinio di Aversa Doc di Tenuta Fontana. Infine, un momento significativo sarà la riproduzione dell’antica focaccia di Pompei a cura del cuoco storico della cucina napoletana Antonio Tubelli, in collaborazione con l’Istituto Alberghiero di Vairano Scalo “G.Marconi”.
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