Cambia lo scenario, dall’instabilità dei mercati internazionali di materie prime agricole e prodotti energetici, il problema numero uno è diventato infatti il fattore climatico che ha messo ko numerose colture, ma il risultato è comunque un 2023 difficile per l’agricoltura oltre che per i consumatori che si sono trovati di fronte a nuovi aumenti dei prezzi. La stima preliminare dei conti economici dell’agricoltura, anno 2023, sviluppata dall’Istat ci mostra un quadro con luci e ombre (non poche). Anche, se, e questo è importante sottolinearlo, il valore corrente della produzione totale del settore agricolo è aumentato del 2,7% (73,5 miliardi di euro contro 71,5 del 2022) ma ciò in presenza di un calo dell’1,4% dei volumi di beni prodotti, accompagnato da una crescita del 4,2% dei relativi prezzi di vendita. Il valore aggiunto ai prezzi base è cresciuto in valore del 3,8% (38,2 miliardi di euro contro 36,8 del 2022) mentre si è ridotto in volume del 2%. In calo anche la forza lavoro (4,9%), dato che sintetizza la flessione sia dei lavoratori indipendenti (-6,1%) sia di quelli dipendenti (-2,5%). In ogni caso il valore aggiunto dell’agricoltura italiana ha raggiunto quota 38,2 miliardi di euro, dietro, a livello continentale, soltanto alla Francia (39,2 miliardi), ma davanti a Spagna (32,9 miliardi) e Germania (31 miliardi); positiva, per l’Italia, anche la variazione dell’indicatore di reddito agricolo, +4,2% su una media dell’Ue27 di -6,6%. Di certo è il clima ad aver “affossato” molte speranze del settore: le stime del 2023 hanno delineato un’annata negativa per le coltivazioni (-2,4% in volume) a causa delle condizioni climatiche avverse che hanno colpito diverse produzioni, senza dimenticare gli eventi alluvionali estremi che hanno interessato regioni come Emilia-Romagna, Marche, Toscana e che hanno compromesso i raccolti.
Tra le produzioni che hanno subìto di più, a livello quantitativo, c’è il vino in testa (-9,5%) con i noti problemi legati alla peronospora, e poi patate (-6,8%), frutta (-5,3% nel complesso e -9,8% per la frutta fresca), olio d’oliva (-5%) e florovivaismo (-4%). In aumento, invece, le quantità prodotte per colture industriali (+6,2%), cereali (+3,2%), ortaggi freschi (+2,8%) e agrumi (+1,4%). In media, i prezzi dei prodotti delle coltivazioni hanno evidenziato un leggero incremento (+0,6%), con aumenti consistenti per patate (+37,9%), olio d'oliva (+22,9%), agrumi (+15,2%), frutta (+9,4%) e ortaggi (+8,1%) e diminuzioni per cereali (-20%), colture industriali (-10,5%) e vino (-4,4%). Meno produzione ma prezzi che salgono nel comparto zootecnico. Nel 2023 il settore ha visto una riduzione dello 0,8% dei volumi prodotti sull’anno precedente; in calo le carni animali (-1% in volume), quelle bovine in primis (-2,5%), ed i prodotti zootecnici derivati (-0,5%), in particolare il latte (-1,2%). I prezzi del comparto sono saliti (+10,7%) ma con variazioni diverse, più pronunciato quelli per le carni suine (+26,6%), le uova (+22,6%) e il latte (+10,7%).
Un anno, il 2023, con costi in salita anche per gli agricoltori. Nonostante il modesto calo delle quantità dei prodotti acquistati (-0,6%), riporta il Report dell’Istat, si è verificato un aumento dell’1,6% della spesa per consumi intermedi, ovvero dei costi di produzione sostenuti dagli agricoltori (la crescita era stata del 23,1% nel 2022), dato che non si allinea a quello della media europea che ha visto una riduzione. I prezzi dei principali prodotti impiegati hanno mostrato un rialzo medio del 2,3% con un incremento significativo delle sementi (+12,9%) e dei prodotti fitosanitari (+8,8%), mentre è stato riscontrato un modesto aumento per i prodotti energetici (+1,6%) e una forte riduzione per i fertilizzanti (-9,1%).
Ed in Europa? Il valore aggiunto tocca quota 222,6 miliardi tra i Paesi dell’Ue27 e, secondo le stime, nel 2023, il comparto agricolo ha registrato una riduzione del volume della produzione dell’1%. Limitando l’analisi ai principali Paesi, il calo più accentuato ha riguardato Grecia, Spagna, Danimarca e Paesi Bassi mentre si è osservata una crescita in Francia, Portogallo e Polonia. La graduatoria del valore della produzione a prezzi correnti vede la Francia mantenere nel 2023 la prima posizione (96 miliardi di euro, -1,1% sul 2022), seguita da Germania (76,3 miliardi di euro, +0,2%), Italia (73,5 miliardi di euro, +2,7%) e Spagna (65 miliardi di euro, +3,3%).
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