Il fenomeno della cucina orientale in Italia è un trend in grande crescita e questa non è certo una sorpresa: ciò che sorprende, piuttosto, è l’impatto che questa ha avuto sul Belpaese. Aspettando il Capodanno Cinese 2024, che quest’anno cade il 10 febbraio e che inaugurerà l’Anno del Dragone, l’appeal della cucina asiatica in Italia è più vivo che mai. Almeno a giudicare dai dati sulle nuove aperture di ristoranti, dai più classici cinesi e giapponesi, agli indiani e vietnamiti, ma anche thailandesi e coreani. Secondo l’ultimo Osservatorio sulle nuove aperture, condotto da TheFork, il brand di Tripadvisor che rappresenta la principale piattaforma per le prenotazioni online di ristoranti in Europa e Australia, e Format Research, relativo al periodo che va dall’ottobre 2022 a settembre 2023, il 17% delle nuove imprese della ristorazione è proprio di cucina asiatica.
Un dato che pone questo tipo di attività sul podio, seconda solo alla cucina italiana, che rappresenta il 55% delle nuove aperture, ma un gradino sopra rispetto alle pizzerie, che coprono il 15%. Del resto, anche i dati Fipe/Federazione Italiana Pubblici Esercizi annoverano più di 50.000 imprese con titolari stranieri attive nel mercato della ristorazione, pari quasi al 13% del totale di quelle registrate, includendo verosimilmente le cucine etniche presenti in Italia. Infine, secondo dati Nielsen e NielsenIQ, si stima che, tra 2022 e 2027, il mercato globale degli alimenti etnici crescerà con un tasso medio annuo del 12%: in testa i piatti cinesi e giapponesi, che non solo vengono degustati al ristorante o ordinati d’asporto, ma sempre più preparati anche tra le mura domestiche. I dati svelano un successo complessivo delle specialità etniche e riflettono un crescente interesse degli italiani verso le cucine tipiche straniere.
Se si considerano unicamente i ristoranti prenotabili su TheFork, quelli orientali rappresentano ad oggi il 5% dell’offerta, vale a dire un migliaio di ristoranti. Principalmente si trovano nelle grandi città (141 a Milano, 127 a Roma, 56 a Torino), ma non mancano anche in centri di medie dimensioni tra cui Firenze e Bologna. Sono 250 le città italiane in cui è presente almeno un ristorante con cucina orientale. I ristoranti cinesi su Deliveroo, nell’ultimo trimestre del 2023, sono invece aumentati del 21,4% sullo stesso periodo 2022, ma questo non è certo tutto.
I ristoratori, infatti, sono stimolati da questi dati incoraggianti e spinti ad esplorare nuovi tipi di locali ed offerte, come l’ultima tendenza che vede l’abbandono della formula “all you can eat”, nonostante il suo recente ingresso nel paniere di rilevazione dei prezzi al consumo degli italiani dell’Istat, in favore di servizi più esperienziali ed esclusivi, con menu più raffinati sempre più spesso accompagnati da carte dei vini più ricercate, arredamenti particolari e atmosfere premium. Nascono gli “izakaya contemporanei”, dove bartender e sushi maker lavorano allo stesso banco per creare insieme dai piatti ai drink, dal cocktail occidentale al sakè, e vanno forte anche i bar che propongono piatti fusion da condividere, dove la cucina orientale fa da base all’aperitivo, e che sono sempre aperti, anche per il dopo-cena. Le persone non cercano più solo cibo, ma anche e soprattutto un’esperienza e l’izakaya giapponese nasce per offrire la possibilità di divertirsi nel dopo-lavoro, mangiare e bere in compagnia, non rientrando quindi nella definizione di pub, bar o ristorante, ma soddisfacendo appieno questa nuova necessità del cliente.
Tra i cambiamenti e le rivoluzioni che questo crescente interesse verso i prodotti tipici orientali ha portato nel sistema dell’agroalimentare italiano, rientrano gli adattamenti delle produzioni italiane a questa nuova domanda, a partire dalla produzione di vegetali tipicamente asiatici come cavoli cinesi, zucche dong kwa, daikon, mizuna, karela e pak choy.
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