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ATTUALITÀ

Il miele in arrivo dall’estero ha superato la produzione nazionale ma è allarme sulla qualità

Coldiretti mette nel mirino anche i prezzi troppo bassi, quello “medio del prodotto importato dai Paesi extra Ue è stato di 2,14 euro al chilo”
APICOLTORI, Coldiretti, MERCATO, MIELE, Non Solo Vino
Un barattolo di miele (nell’immagine master1305 by Freepik)

Tra le tante eccellenze agroalimentari di cui può andare orgogliosa l’Italia c’è anche il miele, un prodotto dalle proprietà notevoli ma che sta vivendo un periodo delicato a causa dei cambiamenti climatici che ne stanno condizionano la produzione ma anche di uno scenario di mercato che vede una concorrenza dall’estero che sta preoccupando per i prezzi e la qualità proposta. Un appello a difesa del miele italiano arriva anche da Coldiretti per Apimell, la più importante Mostra Mercato Internazionale specializzata nel settore apicoltura: “l’import sleale e i cambiamenti climatici affossano il miele italiano con i produttori nazionali che devono fronteggiare arrivi di prodotto straniero di bassa qualità a prezzi stracciati, come quello cinese che viaggia poco sopra l’euro al chilogrammo, mentre aumentano i costi di produzione necessari per fronteggiare maltempo e siccità. Nel 2023 sono arrivati in Italia oltre 25 milioni di chili di miele straniero a fronte di una produzione nazionale stimata in 22 milioni di chili, che ha risentito degli effetti del clima, secondo l’analisi Coldiretti su dati dell’Osservatorio Miele. Il prezzo medio del prodotto importato dai Paesi extra Ue è stato di 2,14 euro al chilo. Una mole di prodotto a prezzi stracciati finita nel mirino di un’indagine della Commissione Ue che ha fatto analizzare una quota di campioni di miele importato, riscontrando che nel 46% dei casi non è conferme alle regole comunitarie, con l’impiego di sciroppi zuccherini per adulterare il prodotto, aumentarne le quantità e abbassarne il prezzo e l’uso di additivi e coloranti per falsificare l’origine botanica”. Coldiretti continua dicendo che “il numero maggiore in valore assoluto di partite sospette proveniva dalla Cina (66 su 89, pari al 74%), mentre il Paese con la percentuale più elevata di campioni di miele sospetti è risultata la Turchia (14 su 15, pari al 93%). Un dumping insostenibile ai danni dei 75.000 apicoltori nazionali, con 1,6 milioni di alveari già alle prese con l’aumento dei costi di produzione in un’annata resa difficile dai cambiamenti climatici. Ai danni causati dal maltempo si sono aggiunti quelli della siccità, che ha penalizzato le fioriture, e del caldo anomalo di questo inverno, con le api “ingannate” e spinte ad uscire dagli alveari senza però trovare i fiori. Così i produttori sono costretti ad intervenire con alimentazione zuccherina, per sostenere le famiglie di api, che rischiano perdite consistenti. Ma oltre al clima e al diffondersi dei calabroni alieni predatori delle api (Vespa velutina e Vespa orientalis) i “pastori delle api” hanno dovuto fare fronte anche all’esplosione dei costi: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio”.
Per la presidente dell’Associazione Apicoltori Coldiretti, Veronica Barbati, “attraverso l’acquisto diretto del miele dagli apicoltori italiani si sostiene il presidio del territorio e la presenza di una sentinella importante della qualità dell’ambiente e della biodiversità quale è l’ape. Ma occorre anche che in Europa venga introdotto il principio di reciprocità affinché tutto il miele che entra nel nostro Paese rispetti le stesse regole in materia di sicurezza alimentare, qualità e rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori che vigono in Italia”.
Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, “occorre - consiglia la Coldiretti - verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di “Campagna Amica”, è questo il modo migliore per sostenere l’apicoltura italiana, difendere le api e la biodiversità. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue” indicando il nome dei Paesi; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi”. In Italia si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania, secondo il Centro Studi Divulga. L’Italia vince però in biodiversità con più di 60 varietà, da quelli Dop come il Miele della Lunigiana, e il Miele delle Dolomiti Bellunesi e il miele Varesino, fino a quelli speciali in barrique o aromatizzati, dal tiglio agli agrumi, dall’eucalipto all’acacia.

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