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LA FOTOGRAFIA

Un 2023 positivo, ma il 2024 ed il 2025 saranno migliori, per il food ed il vino italiano

L’analisi del Food Industry Monitor n. 10 dell’Università di Pollenzo. L’export complessivo previsto a +8,1% per quest’anno, e +5% nel 2025
ALIMENTARE, CERESIO INVESTORS, CIBO, FOOD INDUSTRY MONITOR, POLLENZO, vino, Italia
Il “food” italiano è un settore in salute e che guarda al futuro

Un settore protagonista di una marcia a velocità spedita, nonostante tutto. È il comparto del food italiano che ha registrato, negli ultimi dieci anni, una crescita rilevante, passando da un valore di 53 miliardi nel 2012 a 90 miliardi nel 2023. Un “boom” che ovviamente non ha lasciato indietro le esportazioni che hanno visto una crescita continua, passando, nello stesso periodo, da 23 a 44 miliardi di euro. Numeri che abbracciano anche la forza lavoro, in crescita, con gli occupati nella sola industria di trasformazione alimentare che sono aumentati da 449.000 a 488.000, con una incremento di 39.000 unità, in un periodo non particolarmente positivo per l’economia italiana. Ecco, in sintesi, la fotografia, scattata dal Food Industry Monitor n. 10, “Dieci anni di food italiano”, con l’Osservatorio sulle performance e sui modelli di business delle aziende italiane del food, realizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (fondata nel 2004 su iniziativa di Slow Food) e da Ceresio Investors.
Nell’ultimo decennio, le aziende del food italiano hanno performato costantemente meglio delle medie imprese italiane (Dati Mbres) non solo in termini di redditività (Roi), ma anche per la produttività degli investimenti e il tasso di indebitamento. Le aziende del Belpaese, note per il loro posizionamento di leadership di qualità in molti segmenti di mercato, sono ancora relativamente piccole, con un fatturato medio di circa 97 milioni di euro e 178 collaboratori. Dal 2013 al 2022 il fatturato medio è cresciuto del 4,4% annuo, il food italiano resta caratterizzato dalla prevalenza di Pmi a controllo familiare, che, se da un lato ha garantito un’offerta di qualità bilanciando tradizione e innovazione, dall’altro rappresenta un limite oggettivo nel confronto internazionale. Le aziende del campione Food Industry Monitor hanno realizzato, a partire dal 2009, 72 acquisizioni di cui ben 26 verso target internazionali, per un controvalore complessivo di 5,4 miliardi di euro. Le acquisizioni sono uno strumento efficace di crescita profittevole, infatti, le aziende che hanno effettuato acquisizioni hanno registrato, dopo tre anni dalla conclusione dell’operazione, un aumento del fatturato di poco inferiore al 90% e un miglioramento dell’Ebit margin del 6%.
Venendo alle performance del 2023, quello passato viene ritenuto un anno estremamente positivo per il settore food con una crescita del 10% grazie sia alla buona tenuta del mercato interno sia alle eccellenti performance riscontrate nell’export. Nel 2023, le esportazioni del settore hanno raggiunto i 44 miliardi di euro (+6,3%), un dato eccellente anche se inferiore alla crescita registrata nel 2022, determinata in parte dall’aumento dei prezzi. I dati reddituali evidenziano uno scenario ampiamente positivo. La redditività commerciale (Ros) raggiunge il 5,1%, un dato in linea con quanto registrato nel 2022. La redditività del capitale investito sfiora l’8% ed è in leggera crescita rispetto al 2022, grazie alla capacità di ottimizzare le scorte. La crescita del settore proseguirà nel biennio 2024-2025 con tassi superiori al Pil: in particolare, per il 2024, viene prevista una crescita del +4,8%, mentre per il 2025 sarà del 5,2%. Anche l’export continuerà ad aumentare; la stima fatta è che nel 2024 la crescita delle vendite all’estero sarà dell’8,1% e nel 2025 del 7,3%. Nel 2024 cresceranno a tassi superiori alla media di mercato settori tipici del made in Italy come caffè, olio, distillati e vino, soprattutto grazie ai buoni risultati sul mercato internazionale. Cresceranno a valori leggermente inferiori altri settori come pasta, latte e derivati, dolci, che risentiranno delle tensioni generate dal sistema della distribuzione e della contrazione dei consumi in alcuni segmenti del mercato italiano.
“Il settore continua a crescere sia per la buona tenuta dei consumi interni sia per la forte dinamicità sul mercato internazionale. L’export di qualità è una forza propulsiva determinante del settore del food italiano”, ha spiegato Carmine Garzia, responsabile scientifico dell’Osservatorio, docente di Management all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Per Gabriele Corte, direttore generale Ceresio Investors, “occorre sottolineare l’assoluta eccellenza del settore che, in 10 anni, ha saputo superare diverse crisi congiunturali, una pandemia, tensioni geopolitiche e processi di deglobalizazzione, continuando a crescere sopra la media nazionale, incrementando le esportazioni e generando continuo interesse in operazioni di fusione e acquisizione”. Alessandro Santini, head of corporate & investment banking per Ceresio Investors ha evidenziato che “è arrivato il momento per le aziende italiane del food di consolidare gli eccellenti risultati del periodo post Covid. La crescita dimensionale è una priorità che deve essere perseguita anche attraverso acquisizioni e fusioni che andrebbero non solo a vantaggio della singola azienda, ma anche delle filiere produttive”.

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