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IL RINNOVATO ALLARME

“Più che gli show, servono opere pubbliche e invasi”: la siccità nella Sicilia del G7 Agricoltura

Il bilancio Greenpeace e Cnr-Ibe: “territorio in seria sofferenza e popolazione completamente esposta al fenomeno. Occorrono interventi strutturali”
CNR-IBE, G7 AGRICOLTURA, Greenpeace, INVASI, OPERE PUBBLICHE, PUGLIA, SICCITA', SICILIA, SUD ITALIA, Non Solo Vino
L’emergenza siccità documentata da Greenpeace nel Lago di Prizzi, in Sicilia

Mentre il made in Italy è in vetrina con l’Expo “DiviNazione 2024”, a Siracusa, in attesa che il G7 Agricoltura inizi ufficialmente domani nell’isola di Ortigia (fino al 28 settembre), c’è un mondo al di fuori dai convegni e dagli show che chiede interventi strutturali per risolvere il problema della siccità, con la Sicilia - la Regione che per l’appunto sta ospitando l’evento - che è la più colpita dal fenomeno, a 360 gradi, tra agricoltura in difficoltà, invasi idrici ai minimi storici e popolazione esposta esausta.
Greenpeace Italia, insieme all’Osservatorio sulla Siccità Cnr-Ibe, ha pubblicato il bilancio di fine estate che si è focalizzato principalmente sulle Regioni del Meridione più impattate dal fenomeno della scarsità idrica. E il quadro non è esattamente idilliaco. Innanzitutto, da giugno ad agosto, l’Italia ha registrato una temperatura media al suolo superiore di 2,1 gradi sulla media estiva del periodo 1991-2020, con picchi di +4,1 gradi in Calabria e +3,8 gradi in Puglia. Al Sud le piogge di agosto non sono state sufficienti a mitigare l’emergenza: il 29% del territorio delle Regioni più colpite (Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) è afflitto da una siccità giudicata “severo-estrema di lungo periodo”. In particolare in Sicilia la situazione interessa il 69% il territorio e, di fatto, è proprio nella Regione del G7 Agricoltura che le coltivazioni sono a maggiore rischio. Nell’ultimo anno la siccità ha interessato il 66% delle colture non irrigue (cereali, leguminose e foraggere), il 73% dei prati-pascolo e il 73% dei terreni misti. La mancanza di piogge, unita alle lunghe e ripetute ondate di calore, ha creato inoltre condizioni di stress idrico per gli ulivi, tanto che, scrive Greenpeace, la produzione di olio rischia di dimezzarsi rispetto all’anno scorso. A livello nazionale, il Crea prevede che nel 2024 la produzione di grano duro potrebbe registrare un calo medio dell’8% sul 2023, con punte del 10-15% nella zona ionica e rese addirittura dimezzate in Sicilia.
“Prima dell’inizio dell’estate, il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, si compiaceva del fatto che la siccità stesse colpendo principalmente il Sud Italia, “risparmiando” il Nord. Oggi è invece evidente come un Meridione messo in ginocchio dalla siccità sia un problema per tutto il Paese”, ha commentato Simona Savini che si occupa della campagna Agricoltura Greenpeace Italia, ribadendo la necessità di interventi strutturali: “tra le nostre proposte al Governo, ci sono il progressivo abbandono dei combustibili fossili, un piano di ristrutturazione della rete idrica e una transizione in chiave agro-ecologica del comparto agricolo, cui è destinata più della metà dell’acqua utilizzata nel nostro Paese”. La siccità che colpisce il Sud Italia, oltre che dalla scarsità di piogge, è dovuta anche all’aumento dei prelievi idrici aggravati dalle alte temperature: un circolo vizioso che impoverisce ulteriormente le riserve, alcuni invasi destinati all’uso potabile sono ormai a secco in Sicilia. Per contestualizzare, la Puglia per tamponare la sua simile situazione ha messo il divieto di prelievi agricoli dal più grande bacino del Nord della Regione.
I dati sulla popolazione esposta alla siccità sono definiti dall’indagine “allarmanti”: a livello nazionale, nell’ultimo anno, il fenomeno interessa il 29% della popolazione con oltre il 90% degli abitanti di Puglia, Calabria e Sicilia, che ne sono stati direttamente colpiti. E se si parla di esposizione, in qualsivoglia modo, in Sicilia sono il 100% dei residenti ad essere interessati dalla situazione. Anche l’Osservatorio Cnr-Ibe propone interventi strutturali come il ripristino del volume di invaso dei bacini già esistenti, la riduzione delle perdite idriche lungo le reti di distribuzione e l’aumento delle capacità di recupero delle acque chiare nei contesti urbani. Ministri dell’Agricoltura presenti a Ortigia avvertiti.

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