In Italia, durante le festività natalizie, il consumo di pesce aumenta considerevolmente, specialmente nei giorni della vigilia di Natale e di Capodanno. Un trend legato alle tradizioni religiose e culinarie, in cui molte famiglie optano per pasti a base di pesce, come il classico “cenone di Natale”, che tradizionalmente include piatti come il baccalà, l’anguilla, le ostriche e molti altri pesci. E, in attesa di tornare protagonista sulle tavole delle feste, il mondo ittico italiano ha fotografato l’andamento 2023 del settore, con i dati dell’Associazione Piscicoltori Italiani, diffusi aspettando “AquaFarm”, mostra-convegno internazionale dedicata all’acquacoltura e all’industria della pesca sostenibile, in programma a Pordenone Fiere (12-13 febbraio), evidenziando alcuni aspetti chiave. L’anno scorso, l’itticoltura in Italia ha raggiunto un fatturato di 400 milioni di euro, escludendo la produzione di molluschi. Questa cifra rappresenta una crescita significativa e sottolinea l’importanza del settore per l’economia agroalimentare del Paese, che fa comunque i conti con cambiamento climatico e specie aliene se solo si pensa al famoso granchio blu.
La specie più allevata è la trota, con una produzione di 30.000 tonnellate e 280 milioni di uova embrionate, seguita da spigole e orate con 17.000 tonnellate. Inoltre, l’Italia produce 160 milioni di avannotti di specie marine pregiate ed è il secondo produttore mondiale di caviale di storione con 65 tonnellate di uova, dopo la Cina. Dal punto di vista socioeconomico, l’itticoltura avviene in Italia in 800 siti produttivi concentrati per il 60% al Nord, il 15% al Centro e il 25% al Sud, dove vengono allevate più di 25 specie, conclude Acquafarm.
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