L’Australia, il sesto produttore di vino al mondo, ha attraversato, come altre nazioni, un periodo complesso legato ad un prodotto importante per il territorio e che sta provando a risollevarsi con fatica. Una crisi decollata con i dazi del 2020 voluti dalla Cina, ma che poi sono stati tolti a marzo 2024, e su cui, ovviamente, ha pesato anche un trend mondiale che vede la domanda allontanarsi dai vini rossi più economici, che, in Australia, vanno per la maggiore. Tutto questo senza dimenticare il calo generalizzato dei consumi, le conseguenze delle precipitazioni climatiche, la pressione sulle scorte. Ma come sta oggi il vino australiano? Il “borsino” arriva dall’Australian Wine Production, Sales and Inventory Report 2024, pubblicato da Wine Australia, che dimostra come le vendite totali di vino australiano abbiano superato la produzione per il secondo anno consecutivo, dopo “piccole annate” consecutive. Da tenere presente che se la produzione di vino è stata di poco superiore al miliardo di litri nel 2023/2024, +8% sul periodo 2022-2023, si tratta pur sempre del secondo dato più ridotto in 17 anni e di un quantitativo del 16% inferiore sulla media decennale (1,24 miliardi di litri).
Per Peter Bailey, manager Market Insights di Wine Australia, “questa è stata un’altra stagione difficile in molte regioni, con forti piogge e inondazioni, condizioni di vento diffuso che hanno influenzato la fioritura e un clima primaverile secco che ha portato a notti fredde e al rischio di danni dovuti al gelo”. Ma tra i motivi ci rientrano anche le decisioni “dei viticoltori e delle aziende vinicole di ridurre la produzione” e che sono guidate “dalle attuali condizioni economiche e di mercato che influiscono sulla domanda di vino”. L’aumento complessivo dell’8% sul 2022-2023 deriva da un incremento del 20% nella produzione di vino bianco, in parte compensato da una diminuzione del 2% di vino rosso. La quota di produzione del vino bianco è così salita dal 46% al 51%, ed è la prima volta in 12 anni che avviene il sorpasso nei confronti del rosso, un effetto degli aggiustamenti apportati dal settore per contrastare l’eccesso di offerta, dei vini rossi, che si è verificato negli ultimi tre anni.
Nonostante il calo delle vendite, la produzione inferiore alla media ha portato le vendite a superare la produzione, contribuendo ad una riduzione del 10% delle scorte al 30 giugno 2024. “I risultati dell’indagine indicano che il rapporto scorte/vendite si è ridotto e che la produzione e le vendite sono strettamente allineate. Ciò si basa, tuttavia, sugli attuali livelli di produzione che sono ben al di sotto della media a lungo termine”, spiega Bailey che ha aggiunto come “qualsiasi aumento della produzione potrebbe comportare un nuovo incremento dei livelli delle scorte, a meno che non si verifichi un corrispondente aumento delle vendite. Ciò è particolarmente preoccupante per i rossi, dove il rapporto scorte/vendite è ancora ben al di sopra della media a lungo termine”.
Capitolo export, il 58% dei volumi finisce all’estero (49% Europa, 31% America, 13% Asia), ma i segnali non sono benauguranti: “le importazioni globali totali di vino in Cina sono diminuite di due terzi dal 2017, quindi è difficile che torneremo al livello precedente in quel mercato. Nel frattempo, negli ultimi anni, le nostre vendite di vino nel resto del mondo, inclusa l’Australia, sono state sotto pressione a causa del calo dei consumi e dell’aumento della concorrenza. È improbabile che nei prossimi anni vedremo un ritorno alla nostra media precedente di 1,2 miliardi di litri”, anche perché, sempre secondo Bailey, “non esistono soluzioni semplici per aumentare le vendite”.
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