Insieme, il 1 dicembre 1973 Benito e Giannola Nonino hanno creato la prima Grappa Monovitigno® da vinacce di uva Picolit, facendo “rinascere” il distillato di bandiera italiano, trasformando la “parente povera” del vino in una bevanda nobile, e facendola diventare un simbolo dell’eccellenza del made in Italy, alla presenza di Luigi Veronelli e con la benedizione di Mario Soldati, maestri del giornalismo enogastronomico italiano. E, insieme, altrettanto pionieristicamente, nel 1975 Benito e Giannola Nonino hanno fondato il Premio Nonino Risit d’Aur, tra i riconoscimenti più longevi e prestigiosi d’Italia, nato per salvare gli antichi vitigni autoctoni friulani in via di estinzione e per valorizzare la civiltà contadina. Nel 1977, al Premio Nonino Risit d’Aur viene affiancato il Premio Nonino di Letteratura che dal 1984 si completerà con la sezione internazionale. Da allora, il Premio Nonino ha anticipato per ben sei volte i Premi Nobel, assegnato alle più importanti personalità in ambito culturale, letterario ed enogastronomico come i vincitori dell’edizione 2025: dal poeta e romanziere tedesco Michael Krüger (Premio Internazionale Nonino), all’ex primo Ministro francese Dominique de Villepin (Premio Nonino), da Germaine Acogny, “madre” della danza contemporanea africana (Premio Nonino “Maestra del Nostro Tempo”) a Ben Little, fondatore dell’Associazione del Pignolo del Friuli Venezia Giulia (Premio Nonino Risit d’Aur - Barbatella d’Oro). Vincitori che sono stati premiati, nei giorni scorsi, alle storiche Distillerie Nonino a Ronchi di Percoto, oggi guidate da Giannola Nonino, con le figlie Cristina, Antonella ed Elisabetta (eletta, nel 2019, “miglior distilleria al mondo” dalla rivista Usa “Wine Enthusiast”), e che hanno celebrato i 50 anni dell’istituzione del Premio Nonino dedicandolo a Benito Nonino, “padre” della grappa italiana, scomparso nel 2024. E WineNews ha intervistato, a “tu per tu”, Giannola Nonino, “Nostra Signora della grappa”, come la chiamava il grande giornalista Gianni Brera (sua la selezione di immagini che ne accompagnano i ricordi, ndr).
Questo è stato il primo Premio Nonino senza Benito Nonino. Insieme, 50 anni fa avete dimostrato che non basta essere produttori per far crescere il made in Italy, ma valorizzare la civiltà contadina che non va assolutamente persa, perché l’agricoltura è l’anima e il motore dell’Italia e dobbiamo continuare a farlo andare: qual è l’eredità trasmessa da Nonino alle nuove generazioni?
“Il rispetto dell’uomo, della natura e della terra, e l’amore per il proprio lavoro, sottolineando come il rispetto per la civiltà contadina, intesa nel suo significato più ampio, consenta di mantenere valori fondanti da lasciare in eredità alle future generazioni, sapendo che la Terra è la casa di tutti e rappresenta le nostre radici e la nostra identità. I pericoli che la minacciano devono farci prendere coscienza della comunità di destino di tutti gli esseri umani ed esortarci alla fraternità. La civiltà contadina ci insegna tutte queste cose - dice Giannola Nonino - ma purtroppo sta scomparendo, e stanno scomparendo i suoi usi, i costumi e le tradizioni. Il Premio Nonino è nato per valorizzarla e per salvare i più prestigiosi vitigni autoctoni friulani, Schioppettino, Pignolo e Tazzelenghe, facendoli ufficialmente riconoscere e autorizzandone la coltivazione. Per “disattenzione”, i nostri politici di allora si erano dimenticati di iscriverli nell’Albo della Comunità Europea, quindi erano divenuti vitigni fuorilegge e i vini ottenuti non si potevano vendere con il loro nome. Salvare la biodiversità di un territorio è importante, perché rappresenta la storia del luogo e di chi lo abita. Ciascuno di noi ha la sua storia, la mia deriva dall’amore che i miei genitori mi hanno trasmesso per le nostre tradizioni, e poi dall’amore per mio marito che mi ha portato ad amare il suo lavoro e la grappa che distillava: una lotta continua di giorno con unica vincitrice la grappa, e tanto amore la sera”.
Intellettuali, scienziati, artisti, donne, uomini, giovani e meno giovani: il Premio Nonino ricorda che è proprio la terra che ci accomuna tutti, e tutti dobbiamo rispettarla ed amarla per il nostro benessere e per quello degli altri, a partire dai più deboli e dalle future generazioni. Forse è anche per questo che in 50 anni di storia ha anticipato il Premio Nobel per ben sei volte. Quali aneddoti sono da ricordare?
“Potrei e dovrei scriverci un libro con due milioni di pagine, lo dico sempre alle mie figlie ed ai miei nipoti, ai quali cerco di trasmettere il rispetto per gli altri e per la nostra terra. E, a proposito di questo e di aneddoti - ricorda Giannola Nonino - nel 1989, il grande regista Ermanno Olmi, che considero un “padre” del Premio Nonino (il grande regista italiano, che ha ricevuto il Premio Nonino nel 1979 per il film-capolavoro “L’albero degli zoccoli”, ed è stato storico membro della giuria e per 40 anni un “testimone” dei suoi valori, ndr), volle premiare la copertina del “Time” di quell’anno che raffigurava la Terra stritolata da un filo di ferro con la scritta “salviamo il pianeta”. Ma io mi chiedo: da allora ad oggi, cosa abbiamo fatto?”.
Di certo c’è che, nella grappa come nel vino, dalla distillazione all’enologia, il Monovitigno®, marchio registrato di Nonino - come si legge anche nell’Enciclopedia Treccani - si conferma l’espressione più alta e ricercata dai collezionisti di tutto il mondo. Ma qual è stata la portata della vostra rivoluzione?
“Quando mio marito ed io abbiamo deciso di distillare la vinaccia di un solo vitigno, il Picolit, appena fermentata in purezza, gran parte dei distillatori dissero che eravamo “due matti” e che era impossibile farlo. Invece, con la distillazione di Benito, abbiamo dimostrato che se distilli la vinaccia, appena svinata e fermentata, con un alambicco discontinuo con metodo artigianale, riesci a mantenere il sapore ed i profumi del vitigno di origine molto più di quanto possa farlo il vino. Come diceva Benito “La distillazione è un’arte alchemica straordinaria che coglie l’anima della materia prima”. In questo modo abbiamo trasformato la grappa “da Cenerentola a Regina”, come ha riconosciuto la stampa internazionale più autorevole, dal “New York Times” (06/12/2003) alla “London School of Economics Business Review” (12/01/2017). Il “The Times” l’8 agosto 2024 per onorare la memoria di mio marito ha scritto: “... Benito Nonino, il padre della grappa italiana, la cui distilleria di famiglia ha elevato il parente rozzo e povero del vino a bevanda premium ... . Inoltre, tra le altre, l’idea di proporla in un’ampolla in vetro soffiato e in una confezione raffinata, per esaltarne la purezza e l’eleganza, ha attratto l’attenzione anche di coloro che prima disdegnavano la grappa”. Come ci ha insegnato Benito, abbiamo puntato sempre alla qualità assoluta e alla trasparenza in etichetta a favore del consumatore, e continueremo a farlo! È importante che su ogni prodotto ci sia l’obbligo di indicare la provenienza della materia prima, il metodo di produzione e il nome del produttore e, nel caso non fosse lo stesso, nel campo del vino e della grappa, anche quello dell’imbottigliatore (vedi Regio Decreto del 1933, non più obbligatorio). Oggigiorno può accadere che il consumatore acquisti un prodotto, identificandolo spesso in base al marchio che porta in etichetta e al suo costo. Questo non dovrebbe succedere, ancora di più pensando alle nuove generazioni: e non solo per la grappa o per il vino, ma anche per tutti gli altri prodotti, in Italia e nel resto del mondo”.
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