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Il Belgio si schiera contro l’etichetta “a basso contenuto alcolico” per i vini

Per il Servizio federale belga per la salute pubblica, “contenuto alcolico ridotto” è più coerente con la normativa Ue e le evidenze scientifiche
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Il Belgio contro l’etichetta “a basso contenuto alcolico” per i vini (ph: Ai/Gemini)

Nel dibattito europeo sull’etichettatura del vino, il Belgio si schiera contro la proposta di definire “a basso contenuto alcolico” i vini con gradazione fino al 6%, denunciando il rischio di banalizzare i danni dell’alcol e di fuorviare i consumatori creando un falso senso di sicurezza e compromettendo gli obiettivi di salute pubblica. La posizione belga si inserisce in un contesto più ampio di crescente attenzione alla salute pubblica, in linea con il Piano europeo di lotta contro il cancro e il Piano globale dell’Oms sull’alcol, secondo cui nessun livello di consumo di alcol è sicuro. Nella dichiarazione ufficiale “6% d’alcool n’est pas une faible teneur en alcool. Une politique européenne est sur le point d’encourager la consommation d’alcool en trompant les citoyens” - “Il 6% di alcol non è un basso contenuto alcolico. Una politica europea sta per incoraggiare il consumo di alcol, ingannando i cittadini”, rilasciata nei giorni scorsi, il Servizio federale belga per la salute pubblica, la sicurezza della catena alimentare e l’ambiente (Spf Santé), ha definito il termine “low-alcohol” ambiguo e fuorviante, proponendo invece l’uso di “contenuto alcolico ridotto”, più coerente con la normativa Ue e con le evidenze scientifiche.
Il termine “basso contenuto” è, infatti, storicamente riservato a sostanze come sale, zuccheri o grassi, per le quali esistono soglie massime che garantiscono un beneficio per la salute: applicarlo a un vino con il 6% di alcol, senza alcuna soglia di sicurezza, rappresenta un pericoloso precedente normativo, afferma Spf Santé. Che sottolinea anche come questa etichetta rischia di normalizzare il consumo di alcol, soprattutto tra i più giovani, e di minare le tutele sanitarie costruite negli anni.
Il caso richiama, come tematica, anche l’iniziativa dell’Irlanda, che aveva previsto l’introduzione di “health warnings” obbligatori sulle etichette di vino e alcolici a partire dal 2026, ma che ha recentemente rinviato l’entrata in vigore al 2028 (come recentemente riportato da WineNews), e quella del Regno Unito, dove si sta ragionando di stringere le norme sull’etichettatura, comprese quelle sulle bevande no-low, di cui si vorrebbe anche vietare la vendita ai minori di 18 anni, portando peraltro la definizione di “low alcol” allo 0,5% . In un dibattito quanto mai aperto ed importante per il futuro del mondo del beverage.

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