Il rumor era nell’aria da tempo (come avevamo scritto qui già in giugno). Ma ora, e tra non poche polemiche, emerge che nella revisione delle Linee Guida sulla salute in Usa, attesa per fine 2025, non si terrà più conto dello studio “Alcohol Intake and Health Study” firmato dall’Interagency Coordinating Committee on the Prevention of Underage Drinking, anche quello discusso (di cui avevamo parlato qui), e che sosteneva, di fatto, il “no safe level” di alcol, bensì di un altro, redatto dalla National Academies of Sciences, Engineering and Medicine (di cui avevamo parlato qui), che invece, come molti sostengono, e anche qui non senza controversie, appoggia la teoria per la quale un consumo moderato possa essere addirittura benefico per la salute complessiva. Lo riporta, tra gli altri, l’autorevole quotidiano americano “The New York Times”.
Il dibattito politico ovviamente infuria, tra chi da tempo sostiene che gli studi come quello del Commitee siano eccessivamente allarmistici, come il gruppo nominato “Science over bias” (“la scienza contro i pregiudizi”), di cui fanno parte, tra le altre, tante realtà che rappresentano il mondo del beverage alcolico, della ristorazione e del vino, come “Wine America”, “Wine Institute”, “Wine & Spirits Guild of America” e “Wine & Spirits Wholesalers of America”, e chi, di contro, sostiene che studi come quello della National Academies siano invece influenzanti e spinti dall’industria degli alcolici. Ma al netto di questo, resta il fatto che un Paese importante per il mercato degli alcolici, ma anche per la sua influenza politica, come gli States, sembrano segnare un cambio di rotta netto sul tema della gestione del rapporto tra alcol e salute, dando una spallata ai sostenitori dei regimi di consumo più restrittivi, e un assist a coloro che sostengono i benefici di un consumo moderato.
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