Torna il sereno, almeno in buona parte, dal punto di vista commerciale, tra Stati Uniti e Canada con i settori del vino e degli alcolici che possono esultare: a questi prodotti non saranno più applicati i dazi. Una svolta in vigore a settembre e annunciata dal Primo Ministro del Canada, Mark Carney, dopo che, all’inizio di agosto, “gli Stati Uniti hanno ribadito il loro impegno nei confronti del nostro accordo di libero scambio, l’accordo Canada-Stati Uniti-Messico (Cusma), indicando che le esportazioni canadesi verso gli Stati Uniti conformi al Cusma non sarebbero state soggette ai dazi statunitensi ai sensi dell’Ieepa (International Emergency Economic Powers Act, ndr). Di conseguenza, l’attuale aliquota tariffaria media statunitense sulle merci canadesi è del 5,6%, rimanendo la più bassa tra tutti i suoi partner commerciali, e oltre l’85% degli scambi commerciali tra Canada e Stati Uniti è ora esente da dazi. Diciamolo chiaramente: il Canada ha attualmente il miglior accordo commerciale con gli Stati Uniti. È diverso dagli accordi passati, ma è già migliore di quelli che gli Stati Uniti hanno con qualsiasi altro Paese. Stiamo lavorando per risolvere le questioni commerciali in sospeso con gli Stati Uniti e, nel frattempo, è importante fare tutto il possibile per preservare il vantaggio unico che abbiamo per i lavoratori canadesi e le loro famiglie”. Da qui la decisione di seguire l’esempio degli Stati Uniti e di eliminare, dall’1 settembre 2025, “tutti i dazi canadesi sui prodotti statunitensi coperti dal Cusma. Canada e Stati Uniti stanno ripristinando il libero scambio per la stragrande maggioranza dei loro prodotti”. I dazi doganali canadesi su acciaio, alluminio e automobili rimangono intanto in vigore, con i negoziati che sono andati avanti. Una decisione motivata dal Canada in considerazione che gli Stati Uniti mantengono i dazi in questi settori.
Il Governo del Canada ha pubblicato una tabella con l’elenco dei prodotti su cui gravavano i dazi al 31 agosto 2025 e le modifiche all’1 settembre 2025. Vino, birra e alcolici in arrivo dagli Stati Uniti non avranno più il dazio del 25% imposto all’inizio di marzo 2025 nelle contromisure in risposta a Trump. Dagli Usa, il Wine Institute, aveva accolto con favore i “recenti progressi nei negoziati commerciali tra Stati Uniti e Canada”, compreso l’annuncio del Primo Ministro canadese Carney sul fatto che il Canada decida di eliminare tutti i dazi sui prodotti statunitensi coperti dall’accordo Canada-Stati Uniti-Messico, incluso il vino. E questo alla luce del fatto che “le aziende vinicole di tutto il Paese continuano a subire danni economici a causa dei divieti provinciali sulle vendite di vino statunitense. Dall’inizio di marzo, vino, birra e liquori sono stati gli unici prodotti statunitensi a cui è stato completamente vietato l’ingresso e la vendita sul mercato canadese. Prima di queste restrizioni, il Canada rappresentava il 35% di tutte le esportazioni di vino statunitensi, con un valore al dettaglio di oltre 1,1 miliardi di dollari”. Per il presidente e ceo Wine Institute, Robert P. Koch, “si tratta di un primo passo importante per rimettere i vini statunitensi sullo stesso piano delle importazioni da tutte le altre principali regioni vinicole. Ma il lavoro non è ancora finito. I divieti di vendita provinciali impediscono ancora ai vini statunitensi di raggiungere gli scaffali canadesi in gran parte del Canada. L’eliminazione di queste barriere residue porterebbe sollievo alle aziende vinicole statunitensi che sono state escluse da questo importante mercato e consentirebbe anche agli amanti del vino canadese di tornare a gustare i loro vini americani preferiti. Esortiamo entrambi i governi a fare in modo che ciò accada rapidamente”.
Come è noto, dopo la questione dei dazi, i rapporti tra Canada e Usa erano arrivati ai minimi storici: le importazioni sono crollate (a maggio 2025 del 97,2%) dopo che, nel 2024, il Canada era stato il più grande mercato nazionale per le esportazioni statunitensi di vino confezionato, raggiungendo i 423 milioni di dollari per un valore stimato a oltre 1 miliardo di dollari. Il muro verso gli Usa eretto dal Canada poteva, di conseguenza, aprire prospettive interessanti per altri Paesi produttori, come ovviamente l’Italia, dove, non a caso, nel primo semestre 2025, come dimostrano i dati Istat analizzati da WineNews, l’export canadese, quarto partner enoico per l’Italia, è salito a 197,7 milioni di euro (+12,8%) e 34,9 milioni di litri (+6,6%) sul primo semestre 2024. Ma l’eliminazione dei dazi può cambiare il trend con un ritorno di forza negli scaffali canadesi del vino Usa, californiano in primis, anche se il bicchiere può essere visto anche come mezzo pieno: ovvero un segnale di come gli accordi commerciali possano cambiare in poco tempo. È successo per il Canada, può succedere per l’Europa.
Il Canada, però, è consapevole che lo scenario sta cambiando e forse non sarà più lo stesso. Pochi giorni fa, sempre il Primo Ministro Carney, ha annunciato nuove misure per proteggere, costruire e trasformare le industrie strategiche del Canada: “il panorama commerciale globale si sta evolvendo rapidamente, mentre gli Stati Uniti trasformano radicalmente l’intera relazione commerciale. Le ripercussioni sono significative, con conseguenti perdite di posti di lavoro, interruzioni delle catene di approvvigionamento, necessità per le aziende di rifornirsi di materie prime e prodotti e incertezza che frena gli investimenti. Il Canada gode del miglior rapporto commerciale tra tutti i partner statunitensi, ma non possiamo più contare sulla nostra relazione commerciale più importante come un tempo. Dobbiamo rafforzare la nostra posizione nel nostro mercato. Il nuovo governo canadese sta sviluppando una nuova strategia industriale per sfruttare questa opportunità che trasformerà la nostra economia”. Tra le nuove misure dedicate ai lavoratori e alle imprese canadesi, nei settori maggiormente colpiti dai dazi e dalle interruzioni commerciali statunitensi, c’è anche spazio per l’agricoltura, attraverso nuovi incentivi per la produzione di biocarburanti, l’aumento dei finanziamenti per il programma AgriMarketing, ma anche l’incentivando del mercato interno con la nuova politica di acquisto incentrata sui prodotti canadesi.
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