Il vino, come abbiamo più volte raccontato su WineNews, è cosa antica. Basti pensare ai reperti legati alla vinificazione ritrovati in Armenia che, secondo gli studiosi, risalgono a circa 6.100 anni fa. E anche se la produzione vinicola, per alcuni Paesi del mondo, è relativamente giovane, arriva adesso l’ultima novità (200 anni dopo la Nuova Zelanda la cui prima vite, piantata dal sacerdote inglese Samuel Marsden, è datata 25 settembre 1819). É il Regno del Bhutan, un minuscolo territorio (di circa 38.400 chilometri quadrati, leggermente più piccolo della Svizzera) sull’Himalaya orientale, ai confini di India e Cina, che esordisce con il suo primo vino. Il Ser Kem (traducibile come “dono alcolico agli dèi”) nasce da una partnership tra Governo e consulenti locali e due imprenditori americani, Ann Cross e Mike Juergens, che insieme hanno fondato la Bhutan Wine Company (che ha impiantato, ad oggi, 9 vigneti e ben 16 varietà diverse). Se la 2024 è stata la prima vendemmia effettiva in commercio (con bottiglie dedicate alle singole varietà), la 2023, con una produzione scarsa (di un solo barile contenente un blend di tutti i vigneti e le varietà prodotte nell’arco della stagione) è stata un’annata commemorativa, battuta lo scorso aprile in un’asta online,“Bhutan Wine. The Historical First Vintage”, da Bonhams Skinner. Il top lot? È andato alla “Himalayan”, la bottiglia da 7,57 litri, che omaggia il monte Gangkhar Puensum, in Bhutan (alludendo ai suoi 7.570 metri d’altezza, che lo rendono la montagna più alta a non essere ancora stata scalata), prodotta solo in due esemplari (di cui uno è stato donato al re del Bhutan) e all’interno di un pacchetto comprensivo di un viaggio in Bhutan e wine experiences con il team della Bhutan Wine Company, venduto alla cifra di 18.750 dollari statunitensi (circa 16.270 euro) e valutata tra i 40.000 e gli 80.000 dollari.
Il nome Ser Kem, traducibile come “dono alcolico agli dèi”, è stato scelto per il giovane vino bhutanese, come tradizione vuole per i neonati, dal maestro monaco locale. Ann Cross, prima di questa avventura, ha lavorato per Mattel e Disney, ben al di fuori del settore, mentre Mike Juergens è Sommelier di Livello 2 presso la Court of Master Sommeliers, Certified Specialist of Wine, candidato di secondo livello per diventare Master of Wine, autore di 8 libri a tema enoico e a capo del più grande fornitore globale di servizi professionali per il settore vinicolo, Winery Solutions and Services di Deloitte. Alla genesi, nel 2017, della Bhutan Wine Company partecipano anche l’ex diplomatico bhutanese Karma Choeda (a cui viene affidato il ruolo di direttore operativo), Pema Wangchuk (nominato come enologo), e Yab Dhondup Gyaltshen.
Tra un’atmosfera libera da smog e inquinamento ed un terroir eterogeneo, il Bhutan oscilla tra i 150 metri sul livello del mare al meridione, ed i 7.620 metri sul livello del mare al nord: “c’è una pletora di microclimi e suoli - spiega Juergens, intervistato da The Buyer - al momento, abbiamo, approssimativamente, 81 ettari di vigneti, con circa 20 ettari a vino”. È il 2019 quando si iniziano a piantare 9 varietà di vite in 6 microclimi completamente diversi (con l’ultimo, invece, nella primavera del 2023). Allo stato attuale, la Bhutan Wine Company ha piantato ben 9 vigneti selezionando, attraverso “una combinazione tra ricerca ed un processo di tentativi ed errori ”, anche in virtù del fatto che la coltivazione della Vitis vinifera sul territorio nazionale non ha precedenti storici e che il terroir del Paese asiatico è estremamente complesso (si pensi che, per esempio, l’altitudine dei vigneti va dai 150 metri sul livello del mare del più basso fino al più alto, a circa 2.800 metri sul livello del mare), 16 varietà diverse: 9 a bacca rossa (Syrah, Pinot Noir, Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc, Malbec, Tempranillo, Sangiovese, e Grenache) e 7 a bacca bianca (Sauvignon Blanc, Chardonnay, Petit Manseng, Riesling, Chenin Blanc, Vidal e Traminette). “Il cambiamento climatico è una cosa seria e già ha un impatto sulle regioni storiche del vino - osserva Juergens - tra 50, 100 o 200 anni sarà difficile produrre vini bilanciati in queste regioni storiche. I produttori devono allontanarsi dall’Equatore, a nord, a sud oppure in alto. Noi abbiamo scelto di salire e, così facendo, potremmo anche aver salvato il vino per l’umanità nei millenni a venire. Anche se questo non è il motivo per cui abbiamo iniziato, o il nostro obiettivo, ma è possibile che semplicemente ci siamo ritrovati nel posto giusto al momento giusto”. Oltre alle operazioni in vigna, però, il gruppo è perfettamente cosciente che di lavoro ce n’è molto da fare, anche da un punto di vista culturale: a tale scopo, Choeda ed il suo team hanno aperto (dopo un periodo di “allenamento intensivo al 67 Pall Mall di Singapore”) un wine bar proprio nella capitale del Bhutan, Thimpu, adibito anche a spazio educativo.
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