Una riflessione su come la cultura del vino e le pratiche artistiche stanno contribuendo a ridisegnare l’identità dei territori: a Verona è andato in scena il convegno scientifico nazionale di MetodoContemporaneo, il primo osservatorio permanente in Italia nato dalla ricerca promossa dall’Università di Verona insieme a Bam! Strategie Culturali. Un progetto da cui è nata una piattaforma online, MetodoContemporaneo, pensata come strumento dinamico di consultazione e di racconto, capace di restituire un fenomeno che coinvolge imprese, comunità e nuovi pubblici, per stimolare modalità di turismo sostenibile. Il progetto è basato sul legame tra arte contemporanea, vino e mappa digitale delle cantine che vi investono, da Cà del Bosco a Ceretto, da Castello di Ama a Planeta, dal Carapace-Tenute Lunelli a Feudi di San Gregorio, da Fontanafredda a Lungarotti e CastelGiocondo, solo per citarne alcune. Dai dati raccolti emergono decine di realtà distribuite lungo tutta la penisola ed un panorama variegato di attività che spazia dalle collezioni d’impresa ai parchi d’arte, dalle installazioni site-specific alle residenze artistiche, fino ai musei dedicati all’arte nelle sue relazioni con la storia e la cultura del vino.
La giornata di studi, che si è tenuta al Polo Santa Marta dell’Università degli Studi di Verona, ha visto al centro del confronto i risultati del progetto che, per la prima volta, ha mappato in modo sistematico le cantine italiane che intrecciano arte contemporanea, patrimonio vitivinicolo e responsabilità culturale verso il territorio. Dal mondo del vino, a dimostrazione delle diverse forme in cui l’arte può incidere sui territori produttivi, sono intervenuti: Vito Planeta, fondatore di Planeta Cultura e promotore del Manifesto di Noto che riconosce il vino non solo come eccellenza agricola, ma come espressione culturale, bene comune e strumento di relazione; Olimpia Eberspacher, project manager di Artisti per Frescobaldi, ha parlato di mecenatismo e committenza contemporanea; Arturo Pallanti, direttore operativo di Castello di Ama, ha sottolineato il ruolo della cantina come tramite tra il luogo e la sensibilità dell’artista; Tina Guiducci, responsabile comunicazione della cantina La Raia ha puntato l’attenzione sull’innesto armonico dell’arte nel paesaggio, nel pieno rispetto della natura e del territorio; Teresa Severini, direttrice della Fondazione Lungarotti – Museo del Vino, ha portato la prospettiva della storia culturale del vino in Italia; Elda Felluga, presidente di Vigne Museum, ha raccontato il dialogo tra arte, natura e musica sperimentale nel paesaggio friulano; e Daniele Capra, curatore di Officina Malanotte, ha mostrato come una residenza d’artista in cantina possa diventare un laboratorio di rafforzamento delle relazioni sociali nei territori.
Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della fondazione omonima, che a Guarene coltiva anche la sua passione per il vino, con la produzione privata di vino “Stellare”, ha sottolineato come l’arte, nei territori del vino, non sia semplice ornamento, ma responsabilità culturale: “ho iniziato a collezionare arte contemporanea con l’idea di restituire, condividere, generare incontri. Oggi l’arte è uno strumento per mettere in dialogo comunità, paesaggi, cultura del cibo e del vino. Nei vigneti del Roero l’arte non si limita a decorare: apre possibilità. È un linguaggio che parla di ambiente, democrazia, inclusione, futuro. Il paesaggio non si guarda da fuori: si vive, insieme”.
Il convegno MetodoContemporaneo ha riunito inoltre le figure che hanno contribuito alla crescita del progetto in tutte le sue dimensioni, come Monica Calcagno, docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e responsabile scientifico del bando Changes Crest-Pnrr; per l’Università degli Studi di Verona: Luca Bochicchio e Monica Molteni, responsabili scientifici del progetto; Costanza Vilizzi, project manager della mappatura nazionale delle realtà; Matteo Giovanelli, assistente project manager e rappresentante del gruppo di ricerca, composto anche da Carlotta Mazzoli, Cecilia Primo e Martina Turra. Il lavoro sul campo è stato illustrato da Bam! Strategie Culturali, con Giuditta Vegro, Marta Multinu e Alice Benassi, che hanno coordinato i processi partecipativi, le attività di co-progettazione e la valutazione degli impatti sui pubblici, mentre l’identità visiva e la comunicazione del progetto sono stati curati da Simona Canè e Chiara Gramaccioni.
Accanto alla ricerca scientifica, MetodoContemporaneo ha attivato processi di partecipazione diretta sul territorio, come il primo evento diffuso che, in ottobre, ha coinvolto 14 cantine italiane in un programma di attività culturali aperte gratuitamente al pubblico. Dalle analisi svolte sulle esperienze dei partecipanti, sono emersi nuovi profili di visitatori, attratti da un’esperienza che unisce paesaggio, arte e convivialità, e una crescente percezione delle cantine come luoghi di produzione culturale oltre che agricola.
Il convegno ha acceso i riflettori sulla dimensione prospettica a lungo raggio del progetto. Si apre ora una fase di consolidamento e sviluppo della rete delle cantine coinvolte, di collaborazione tra pubblico e privato e di messa a punto di strumenti in grado di certificare l’impatto culturale e sociale delle iniziative. In un contesto in cui il turismo deve misurarsi con la sostenibilità e i territori rivendicano un ruolo attivo, la relazione tra arti visive, comunità locale e paesaggi produttivi si afferma come una nuova via per innovare senza recidere le radici con le differenti storie locali.
MetodoContemporaneo dimostra che l’Italia possiede un patrimonio unico non solo nei vini e nei territori, ma nel modo in cui questi possono diventare cultura vissuta, condivisa e generativa. Non è una semplice sovrapposizione tra arte e vino: è il riconoscimento di un dialogo profondo, capace di restituire una nuova idea di paesaggio: fertile, aperta, contemporanea.
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