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Vino: Winenews, Italia attira ancora investimenti dall’estero il Belpaese enoico mantiene il suo appeal anche in tempo di crisi ... Se l’impresa italiana attirasse capitali dall’estero come fanno le sue cantine, di certo non mancherebbero gli investimenti stranieri nel Belpaese. Una tendenza che dura da decenni quella che porta finanze estere tra i vigneti d’Italia, siano di imprenditori, business man, gruppi vinicoli internazionali, fondi di investimento o stelle delle musica e dello spettacolo, e che, se alla fine del 2011, ha visto passare due colossi come la toscana Ruffino nelle mani americane di Constellation Brands e la piemontese Gancia in quelle di Russian Standard Corporation, sembra continuare anche in questo avvio di 2012, con l’interesse di investitori dal Brasile per l’emiliana Cantine Ceci, come annuncia Winenews. Dalla fine degli anni ’70, quando la famiglia italo-americana Mariani fondò a Montalcino Castello Banfi, la cantina che ha aperto i mercati del mondo al Brunello di Montalcino, sono state tante le realtà vinicole che, soprattutto, ma non solo, in Toscana, sono state protagoniste di un “capital gain” dall’estero che, peraltro, ha sempre visto gli investitori mantenere in azienda il “know how” produttivo italiano, senza snaturare un prodotto che dell’identità e del territorio fa uno dei sui punti di forza. E se la cessione, nel dicembre 2011 del 70% delle azioni di Gancia Spa, griffe piemontese dello spumante (2.000 ettari di vigneti controllati, 5 milioni di chili di uve vinificate, 25 milioni di bottiglie prodotte all’anno tra spumanti, vini e aperitivi, 100 dipendenti e un fatturato annuo di circa 70 milioni di euro) alla Russian Standard Corporation ha riaperto un canale nell’Europa Est (dopo la joint venture che vede Marchesi dè Frescobaldi proprietari di Tenuta dell’Ornellaia a Bolgheri, Castelgiocondo e Luce della Vite a Montalcino insieme al gruppo russo Stolichnaya Vodka e all’americana Robert Mondavi Corporation), l’Italia del vino ha sempre calamitato la maggior parte degli investimenti dal mondo anglo-americano. Ultimo caso, in ordine di tempo quello di Ruffino, celebre cantina toscana (600 ettari di terreno e 15 milioni di bottiglie all’anno) che, ad ottobre 2011 è diventata al 100% del colosso americano Constellation Brands, già azionista, che ha acquisito dalla famiglia Folonari (rimasta nel cda) il 50,1% del pacchetto azionario per 50 milioni di euro. E, ancora, è stato l’americano Louis Camilleri, alla guida di Altria Group Inc, la holding che controlla il gruppo Philip Morris, ad acquistare, a Montalcino, villa tenuta “Il Giardinello”. E continuando in questo excursus di investimenti stranieri nell’Italia di Bacco, nel 2008 è stata la belga Virginie Saverys (Compagnie Marittime Belghe Nv), a diventare proprietaria della storica cantina del Nobile di Montepulciano, Avignonesi, investendo e ampliando i vigneti. E ancora, andando a ritroso nel tempo, c’è Porta Vertine di Gaiole in Chianti, nel Chianti Classico, che dal 2006 è degli imprenditori americani Dan ed Ellen Lugosh, non lontana dalla cantina Capannelle di James B. Sherwood, fondatore ed azionista del gruppo Orient - Express Hotels (che possiede, tra gli altri, Hotel Cipriani a Venezia, Hotel Splendido a Portofino, Villa San Michele a Firenze, Hotel Caruso a Ravello). Sempre in Toscana, tra il Chianti e il Valdarno, c’è Tenuta il Palagio dove, dal 2003, l’ex leader dei Police, Sting, produce vino. E un altro big della musica internazionale, Mick Hucnall, voce dei Simply Red, nel 2002 ha comprato vigneti in Sicilia dove ha creato la sua tenuta Il Cantante. Nel 2000 era stato invece Richard Parsons, ex ad della Time Warner ad acquistare la tenuta Il Palazzone a Montalcino, mentre nel 1995 l’uomo d’affari americano Frank Grace ha investito nell’azienda chiantigiana Il Mulino di Grace, tra Radda in Chianti e Panzano, e nel 1994 è stato il gruppo viticolo Usa Kendal Jackson ad acquistare Villa Arceno sempre nel Chianti Classico. Ma tra le cantine italiane di proprietà straniere ci sono anche La Mozza in Maremma e Bastianich Vineyards in Friuli Venezia Giulia, degli italo-americani Lidia e Joseph Bastianich, tra i più importanti ristoratori degli Stati Uniti. Questi sono solo alcuni dei casi più importanti, e che raccontano come l’appeal del vino italiano all’estero non solo come prodotto, ma anche come investimento, non è mai diminuito nel tempo, e che anzi, se possibile attira sempre nuovi interessi e, forse, capitali, anche dalle economie emergenti, come il caso delle Cantine Ceci, realtà leader del Lambrusco, che da tempo sono in contatto con possibili investitori dal Brasile.

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