L’Italia sempre più colpita da alluvioni, frane, disastri naturali in genere che, sulla scia del cambiamento climatico in atto, gli esperti stimano si ripeteranno sempre più frequentemente. Non prevenire è già costato all’Italia oltre 20 miliardi di euro negli ultimi dieci anni. Ancora oggi, quasi 7.000 comuni e 150.000 imprese agricole sono esposti a rischi ambientali. Una situazione molto preoccupante che richiede un’offensiva. Una “mission” d’attacco che gli agricoltori, già tradizionali “sentinelle del territorio”, vogliono portare avanti con un ruolo da protagonisti. È questa la finalità del progetto di manutenzione infrastrutturale del territorio presentato dalla Cia-Agricoltori Italiani in Assemblea a Roma. Il progetto è contraddistinto - come ha spiegato il presidente della Cia, Dino Scanavino - in cinque punti prioritari: innanzitutto interventi di manutenzione infrastrutturale, seguiti da politiche orientate al governo del territorio, azioni per favorire e sviluppare politiche di filiere a forte vocazione territoriale, nuovi e più incisivi sistemi di gestione della fauna selvatica che sta diventando una minaccia crescente, e un rinnovato protagonismo delle Istituzioni e degli Enti locali sulla Pac.
“Questo è il contributo degli Agricoltori Italiani per il Paese che vogliamo - ha detto il presidente Cia - territorio, infrastrutture e innovazione sono i tre asset su cui investire risorse e costruire politiche di sviluppo, da subito, mettendo in rete governo, regioni, comuni ed enti locali, con le altre risorse socio-economiche dei territori e valorizzando il ruolo essenziale dell’agricoltura”.
Il progetto di manutenzione territoriale proposto dalla Cia ha trovato “totalmente d’accordo” il Ministro delle Politiche Agricole e del Turismo Gian Marco Centinaio, che ha sottolineato come “Ministero stia lavorando in questa direzione. Prima che succedessero i disastri che sono successi avevamo lanciato un piano sulle risorse idriche, e come Ministero dell’Agricoltura avevamo stanziato un miliardo di euro, l’idea che abbiamo è prevenire per non tamponare situazioni drammatiche come quelle che abbiamo vissuto”.
Italo Giulivo, direttore Ufficio previsione e prevenzione rischi del Dipartimento Protezione Civile, ha osservato come “l’agricoltura fa tantissimo in tema di prevenzione dei dissesti, fa tante bune pratiche che aiutano il territorio, anche in temi di incendi le organizzazioni agro-silvo-pastorali hanno per esempio efficacemente collaborato in tema di prevenzione stringendo accordio con varie Regioni per la pulizia del sottobosco”.
Per il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, “l’agricoltura è un pilastro del nuovo modello di sviluppo che l’Italia deve perseguire dopo aver constatato il fallimento di altri presunti motori di crescita come la finanza e l’economia di carta in genere. Siamo in un passaggio storico di ricostruzione dell’economia italiana - ha detto Zingaretti - un modello di sviluppo alle spalle è fallito, stiamo cercando un nuovo modello di sviluppo e dentro ci deve stare la terra, la bellezza, il paesaggio, la storia. Tutte cose che devono diventare uno dei pilastri fondamentali di questo nuovo modello di sviluppo. I fatti passati hanno dimostrato che la finanza è un finto modello di sviluppo. La prima cosa da fare è dire agli agricoltori: scusate, e grazie a voi che avete difeso il lavoro della terra. L’Italia oggi o scommette su questa opportunità o non ce la fa”.
Zingaretti ha anche annunciato che la Regione Lazio prenderà in consegna oltre 450 beni confiscati alla mafia per ridagli nuova vita. “Questo per stare dentro l’economia legale insieme a tanti sindaci, perché abbiamo fatto di questa idea di ridare vita ai beni confiscati dalla mafia uno dei punti importanti della mia amministrazione”.
Anche il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Armando Siri, scommette sulla forza positiva dell’agricoltura per dare slancio al Paese e ha assicurato l’appoggio del governo agli oltre duemila agricoltori intervenuti all’assemblea: “non siamo qui per ascoltare ma per dare una mano - ha rilevato Siri - siamo a fianco degli agricoltori, camminiamo insieme a loro. La sfida delle infrastrutture è fondamentale se vogliamo stare al passo con i tempi a livello sia immateriale che materiale, perché le strade ci devono essere”.
Quanto ai territori colpiti in questi giorni dal maltempo, il sottosegretario ha detto di essere al lavoro “per mettere a punto tutte le misure necessarie per dare una mano a queste zone”. “Tra l’altro - ha sottolineato Siri - questa manovra consegna ai comuni e alle amministrazioni locali la possibilità di usare gli avanzi di bilancio”.
Nei rischi ambientali da cui è afflitta l’Italia c’è anche quello del proliferarsi della fauna selvatica, problema evocato nel corso dell’assemblea Cia anche dai vari sindaci intervenuti nei panel di discussione. A questo proposito il ministro Centinaio ha annunciato un Tavolo per risolvere la questione dei danni all’agricoltura arrecati dagli animali selvatici. Al Tavolo siederanno Ministero delle Politiche agricole, ministero dell’Ambiente, ministero della Salute e Ispra. “Prima di venire qui alla Cia - ha detto Centinaio - abbiamo fatto un incontro con tutti gli assessori regionali all’agricoltura, con i quali c’è un ottimo rapporto di collaborazione, e all’ordine del giorno c’era la problematica degli animali selvatici. È indubbio che sta diventando non più solo un problema per l’agricoltura ma anche di ordine pubblico; penso ai cinghiali, agli ungulati, ai cormorani, alle nutrie, ce ne sono davvero tanti. E’ un problema che vogliamo proprio risolvere”.
Focus - I cinque punti del piano della Cia-Agricoltori Italiani
1) Interventi di manutenzione infrastrutturale da concretizzarsi su due fronti paralleli: l’immediata messa in sicurezza dei territori e un’attenta programmazione per il futuro, in particolare nelle aree interne e rurali. Gli imprenditori agricoli, nell’ambito della multifunzionalità, potranno svolgere servizi di manutenzione territoriale in sinergia con gli altri settori caratterizzanti il sistema economico locale e in convenzione con Istituzioni, Amministrazioni locali, Enti Parco, Gruppi di Azione Locale, Consorzi di Bonifica, Camere di Commercio. Gli interventi dovranno riguardare anche le infrastrutture tecnologiche e dell’informazione, a partire dalla diffusione di Internet e banda larga nelle aree marginali del Paese; mentre, nelle città, bisognerà sviluppare, con il coinvolgimento dell’agricoltura, nuove visioni urbanistiche e architettoniche fondate sui principi delle infrastrutture verdi, sulla bioedilizia, sulle diverse funzioni del verde urbano.
2) Politiche orientate al governo del territorio: dalla prevenzione dei disastri ambientali al mantenimento della biodiversità; dalle politiche di gestione del suolo alle azioni per la riduzione del gap infrastrutturale (in particolare nelle aree interne del Paese), fino alla valorizzazione del patrimonio forestale nazionale in tutte le sue dimensioni e potenzialità. Tali politiche e interventi saranno tanto più efficaci quanto più all’attività agricola sarà riconosciuto, oltre al fondamentale ruolo di produzione alimentare, anche quello di governo del territorio. Strategica, infine, una gestione efficace delle politiche di integrazione, al fine di favorire processi di ricambio generazionale e salvaguardare l’assetto socio-economico dei territori rurali.
3) Azioni per favorire e sviluppare politiche di filiera a forte vocazione territoriale. È necessario allargare le relazioni “classiche” di sistema, che fino ad oggi hanno regolato il funzionamento delle filiere agroalimentari, ad ambiti ancora poco esplorati (artigianato, commercio, logistica, turismo, consumatori, enti locali) per dare origine a vere e proprie “reti d’impresa territoriali” e, al loro interno, favorire processi d’innovazione sostenibile, anche sociale.
4) Nuovi e più incisivi sistemi di gestione della fauna selvatica, i cui danni hanno assunto una dimensione insostenibile anche in termini sicurezza nazionale, per avviare il processo di revisione del quadro normativo nazionale (legge n.157/92). In quest’ottica, la separazione tra l’interesse privato/ricreativo riscontrabile nell’attività venatoria e quello pubblico, riferibile al contenimento e alla gestione dei carichi, non è più rinviabile. Altrettanto strategica è l’organizzazione di una filiera delle carni selvatiche, così come azioni in ambito europeo per superare la riconducibilità degli indennizzi per i danni subiti dalla fauna selvatica al regime degli aiuti di Stato (de minimis).
5) Un rinnovato protagonismo delle Istituzioni e degli Enti locali sulla Pac, visto il ciclo di riforma in itinere. L’approssimarsi della nuova Politica agricola comune apre a una serie di opportunità socio-economiche che, se ben gestite durante la fase preparatoria, possono concorrere al rilancio delle comunità locali, in particolare quelle ubicate nelle aree interne del Paese. Altrettanto necessario, è unire a un’azione efficace e integrata di tutti i Fondi strutturali europei, politiche nazionali di sostegno e incentivi: partendo dalle misure fiscali per arrivare ai programmi di infrastrutturazione e gestione del territorio.
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