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UNA FOTOGRAFIA DEL SETTORE

Al via la raccolta del pomodoro italiano: produzione in aumento (+5%), ma c’è l’incognita meteo

Prime stime Coldiretti: il Nord fa i conti con il caldo, Puglia vittima della siccità. Segnali positivi dalla Campania che ha anticipato le operazioni
Coldiretti, MADE IN ITALY, METEO, POMODORO, Non Solo Vino
Al via la raccolta del pomodoro italiano

È iniziata la raccolta del pomodoro made in Italy, con le prime stime che danno la produzione in leggero aumento (+5%) sul 2024, anche se pesano le incognite legate al clima, a partire dalla siccità al Sud. Sono le previsioni della Coldiretti, che scatta una prima fotografia delle operazioni appena entrate nel vivo nelle principali regioni produttrici d’Italia: Lombardia, Emilia-Romagna, Campania e Puglia.
Secondo le stime Wptc (World processing tomato council), analizzate dall’associazione degli agricoltori, nello Stivale per il 2025 si prevede un raccolto pari a 5,6 milioni di tonnellate, ma molto dipenderà anche dall’andamento climatico dei prossimi mesi tra caldo record e violenti rovesci. Il tutto, mentre viene registrato anche un aumento dei costi di produzione che pesa non poco sulle aziende. Il pomodoro italiano che non è solo, semplicemente, un simbolo della Dieta Mediterranea e della cucina italiana candidata a Patrimonio Immateriale Unesco (verdetto atteso a dicembre 2025, ndr), ma anche un pilastro dell’agroalimentare tradizionale: lo scorso anno il comparto ha generato un fatturato pari a 5 miliardi di euro, in una filiera che coinvolge 7.000 aziende agricole, 100 imprese di trasformazione e 10.000 addetti ai lavori distribuiti su 70.000 ettari coltivati.
Guardando nello specifico, in Lombardia - spiega Coldiretti - è attesa una stagione migliore rispetto a quella dell’anno scorso, le cui rese finali furono compromesse da nubifragi e trombe d’aria. Le superfici coltivate sono aumentate del 15%, ma sarà da valutare l’impatto del caldo estremo registrato a fine giugno quando le alte e prolungate temperature potrebbero aver influito negativamente sulla fase di allegagione delle varietà di pomodoro più tardive, con conseguente riduzione dei frutti maturati. In Emilia-Romagna i terreni, resi pesanti e compatti dalle abbondanti piogge dell’ultima annata, hanno ostacolato lo sviluppo delle radici nella fase iniziale della coltivazione. Cui si è aggiunto, anche in questo caso, il caldo intenso che, oltre a rallentare la fioritura, ha richiesto maggiori interventi irrigui e di difesa con conseguenti incrementi dei costi di produzione. Segnali positivi arrivano dalla Campania: sia tra i grandi coltivatori che nelle produzioni Dop come il San Marzano e il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio, la resa è migliorata grazie al gran caldo, che in molti casi ha fatto anticipare il raccolto, ed alla disponibilità di risorse idriche che ha favorito il lavoro. Va peggio in Puglia, in particolare nella provincia di Foggia, dove si coltiva circa un quinto dell’intera produzione nazionale: a causa della siccità e della mancanza di acqua per irrigare infatti, le superfici si sono ridotte del 20% e rischiano di restringersi ulteriormente. Inoltre, molte imprese sono state costrette ad abbandonare interi ettari di campi, per concentrare le scarse risorse idriche solo su parte della produzione ed evitare così di perdere tutto il raccolto.
Dinamiche complesse dove si inserisce, peraltro, il fenomeno dell’import di derivati del pomodoro dalla Cina che interessa ormai tutta l’Europa. Secondo Coldiretti, la crescita della produzione di pomodoro da industria di Pechino con consumi interni che rimangono molto bassi (attorno ad 1 kg pro-capite all’anno) pesa come un macigno sui mercati internazionali. Da qui il rilancio dell’associazione degli imprenditori agricoli a sottoscrivere la proposta di legge di iniziativa popolare che prevede un sistema di etichettatura di origine obbligatorio a livello Ue e la garanzia del principio di reciprocità delle regole sanitarie e sociali, a tutela di imprese e consumatori.

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