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POLITICA E MERCATO

Alcol e salute, in Usa il dibattito è sempre più acceso, in attesa del Governo Trump

Un nuovo studio evidenzia l’aumento del rischio di cancro legato al consumo. Ma diverse associazioni ne contestano “opacità e conflitti di interesse”
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Alcol, vino e salute: scontro tra posizioni “scientifiche” (foto generata con Ai)

Gli Usa ed il mondo aspettano il 20 gennaio, data in cui il Presidente Donald Trump si siederà ufficialmente, per la seconda volta, alla Casa Bianca, e la politica americana inizierà, anche formalmente, una nuova pagina che già si annuncia quantomeno “vivace”. E se gli occhi del mondo sono concentrati su temi come l’influenza americana sui conflitti internazionali e non solo, quelli del settore del beverage e del vino guardano, da un lato, a cosa succederà sul fronte dei dazi sui prodotti Ue promessi da Trump già in campagna elettorale, che nel calice, se applicati, potrebbero avere un impatto notevole in un mercato con i consumi già in calo, e dove i vini importanti rappresentano oltre un terzo dei consumi, con Italia e Francia in testa, ma anche, dall’altro, alle politiche sul tema “alcol & salute”, sempre più al centro del dibattito anche in Usa.
Nei giorni scorsi ha fatto discutere l’appello al Congresso americano affinché inserisca avvisi sui rischi di cancro legati all’alcol nell’etichetta di tutte le bevande alcoliche firmato Vivek Murthy, “il Surgeon General” uscente degli Stati Uniti (che sarà sostituito, previo ok del Senato, da Janette Nesheiwat nel nuovo Governo Trump), peraltro arrivato a poche ore dallo studio della National Academies of Sciences Usa su incarico dello U.S. Department of Agriculture, anche in vista della revisione delle “Dietary Guidelines for Americans”, le linee guida per l’alimentazione degli americani che vengono aggiornate ogni cinque anni, come accadrà nel 2025, e che spiega come il bere moderato sia associato ad una minore mortalità “per tutte le cause” rispetto allo “zero alcol”.
Ebbene, ora a tenere banco, sempre negli States, è un nuovo studio, che, come gli altri, è un incrocio di meta dati su altri studi, firmato dall’“Interagency Coordinating Committee on the Prevention of Underage Drinking”, altro ente governativo, esattamente come gli altri, dal titolo “Scientific Findings of the Alcohol Intake & Health Study for Public Comment”, particolarmente focalizzato sugli effetti del consumo di alcol da parte dei minori, in cui, tra la altre cose, si afferma che “negli Stati Uniti, maschi e femmine hanno un rischio di 1 su 1.000 di morire per uso di alcol se consumano più di 7 drink a settimana. Questo rischio aumenta a 1 su 100 se consumano più di 9 drink a settimana”. Ed ancora: “maschi e femmine che consumavano 1 drink al giorno avevano un rischio aumentato di cirrosi epatica, cancro esofageo, cancro orale e lesioni, ma un rischio inferiore per ictus ischemico. Inoltre, le femmine avevano un rischio più alto di cancro al fegato e un rischio inferiore di diabete mellito quando bevevano 1 drink al giorno. Tuttavia, i modelli di consumo influenzano il rischio. In particolare, anche il consumo elevato occasionale può eliminare i livelli più bassi di rischio per ictus ischemico”. Nell’introduzione, si legge ancora, “l’uso di alcol è associato a una mortalità aumentata per sette tipi di cancro (colorettale, mammella femminile, fegato, cavità orale, faringe, laringe, esofago). Il rischio aumentato per questi tumori inizia con qualsiasi uso di alcol e aumenta con livelli più alti di consumo. Le donne sperimentano un rischio molto maggiore di un cancro attribuibile all’alcol per drink consumato”.
Il report è stato duramente contestato da un gruppo di associazioni riunite sotto la bandiera di “Scienze over bias” (“la scienza contro i pregiudizi”), di cui fanno parte, tra le altre, tante realtà che rappresentano il mondo del beverage alcolico, della ristorazione e del vino, come “Wine America”, “Wine Institute”, “Wine & Spirits Guild of America” e “Wine & Spirits Wholesalers of America”. “Il rapporto di oggi è il prodotto di un processo imperfetto, opaco e senza precedenti, pieno di pregiudizi e conflitti di interesse. Diversi membri del gruppo di sei membri dell’Iccpud sono affiliati a gruppi internazionali anti-alcol, e il gruppo ha lavorato a stretto contatto con altri collegati a questi sostenitori. Il Congresso non ha mai autorizzato o stanziato denaro per il comitato o il suo lavoro, e numerose lettere del Congresso e dell’industria hanno espresso serie preoccupazioni sul processo. Questo rapporto accresce le nostre preoccupazioni sul fatto che le linee guida dietetiche per le raccomandazioni degli americani in merito all’alcol non si baseranno su una preponderanza di solide prove scientifiche. Esortiamo i Segretari dell’Agricoltura e della Salute e dei Servizi Umani a sostenere l’integrità delle linee guida dietetiche per promuovere un processo decisionale informato e responsabile sull’alcol. Le agenzie dovrebbero ignorare il rapporto dell’Iccpud nelle loro valutazioni finali per le linee guida dietetiche 2025-2030”, spiega una nota (qui la versione originale), in cui si sottolinea anche che lo stesso rapporto Iccpud non fa cenno, e non tiene conto, di quello già citato e firmato dalla National Academies of Sciences, pubblicato il 14 dicembre 2024, un mese esatto prima della pubblicazione del rapporto Iccpud.
Una vicenda che è l’ennesima conferma di come il dibattito sul tema alcol-salute sia accesissimo, in Usa come in altri Paesi del mondo, in un conflitto aperto tra visioni diverse sul tema, che si appellano tutte alla “scienza” per influenzare decisioni politiche che saranno decisive, in un senso o nell’altro, non solo per il settore del beverage, ma anche per la libertà di scelta di consumo e comportamento delle singole persone.

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