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SALUTE PUBBLICA

Alcol in Italia, cala il consumo complessivo, ma aumenta quello lontano dai pasti

I dati del Report del Ministero della Salute (relativo al 2018). 8,7 milioni di consumatori a rischio abuso, soprattutto under 18 e over 65
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Alcol in Italia, cala il consumo complessivo, ma aumenta quello lontano dai pasti

Se il vino, nella dieta mediterranea, consumato ai pasti, con moderazione e visto non solo come bevanda alcolica o alimento liquido, ma anche come prodotto culturale e catalizzatore di socialità, è uno dei primi e più importanti argini all’abuso di alcol, problema ancora di grande portata in diversi Paesi del Nord Europa, e non solo, il peso dell’eccesso si continua a sentire anche in Italia. Dove, peraltro, secondo i dati Istat, si conferma la tendenza degli ultimi anni, che mostra un aumento del consumo di alcol occasionale (dal 44% al 46%) e del consumo fuori pasto (dal 29% al 30%), mentre si osserva una diminuzione del consumo giornaliero (da 21,4% a 20,6%). Con una diminuzione del consumo esclusivo di vino o birra, mentre aumenta l’abitudine a consumare altri alcolici insieme al vino e birra, specialmente tra le donne di 45 anni e più. A metterlo nero su bianco, seppur con dati relativi al 2018, è l’annuale “Relazione del Ministro della Salute al Parlamento sugli interventi realizzati ai sensi della Legge n. 125 del 2001 in materia di alcol e problemi alcol correlati”, presentata in Parlamento pochi giorni fa, in ritardo rispetto alla norma a causa del Covid. Da cui emerge tra le altre cose, che il costo sociale e sanitario dei problemi alcolcorrelati è stimato, per l’Italia, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in 25 miliardi di euro all’anno, “con un impatto completamente evitabile a fronte dell’adozione di comportamenti, stili e modelli di consumo alcolico più salutari”. E questo, nonostante i consumi, calcolati in quantità di “alcol puro”, in Italia, negli ultimi 20 anni siano in netta diminuzione (-22,5%), ed in maniera molto più sensibile rispetto alla media europea (-9,3%).
“Analizzando il dato per tipologia di bevanda si evince che, in Italia, negli ultimi 20 anni, la maggior parte dei litri di alcol puro vengono da sempre consumati bevendo vino, seguito da birra e in ultimo da liquori; negli anni, tuttavia, la proporzione di litri di alcol consumati bevendo il vino è diminuita passando da 6,98 nel 1996 a 4,58 nel 2016, mentre è aumentata quella di alcol consumato bevendo birra (da 1,41 a 1,80 rispettivamente). Confrontando il dato italiano con quello della media dei Paesi Europei si osserva che il consumo medio pro-capite di vino è diminuito in Italia molto più che negli altri paesi (-34,4% vs -13,2%) mentre a fronte di un incremento del consumo medio pro-capite di birra del 27,7% registrato in Italia, a livello europeo si osserva una diminuzione nello stesso periodo del 5,6%. L’alcol consumato bevendo liquori e altri alcolici è invece diminuito sia in Italia del -1,4% sia nei Paesi Europei (-10,0%).
Nel complesso, sintentizza il report, in Italia ci sono 8,7 milioni di consumatori a rischio, 65.000 persone alcoldipendenti prese in carico dai servizi alcologici, e oltre 5.000 incidenti stradali rilevati soltanto da Polizia e Carabinieri. La prevalenza dei consumatori a rischio, elaborata attraverso l’indicatore di sintesi dall’Istituto Superiore di Sanità, mostra che nel 2018 il 23,4% degli uomini e l’8,9% delle donne di età superiore a 11 anni, per un totale di quasi 8.700.000 individui, non si sono attenuti alle indicazioni di salute pubblica sul consumo di bevande alcoliche (ovvero le Linee Guida per una sana alimentazione - Centro di Ricerca e Nutrizione anno 2018, dove per un consumo a basso rischio si parla di meno di 10 grammi di alcol al giorno per donne ed anziani, e meno di 20 per gli uomini, ndr). La fascia di popolazione più a rischio per entrambi i generi è quelle dei 16-17enni , seguita dagli anziani ultra 65enni.
“Verosimilmente a causa di una carente conoscenza o consapevolezza dei rischi che l’alcol causa alla salute - si legge nella sintesi del report - 800.000 minorenni e 2.700.000 ultra sessantacinquenni sono individui da considerare a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate, esattamente quei target di popolazione sensibile per i quali gli Oms e Commissione Europea raccomandano azioni di intervento, volte a sensibilizzare le persone sulla non conformità dei loro consumi alle raccomandazioni di sanità pubblica”. La prevalenza di consumatori a rischio di sesso maschile è superiore a quelle delle donne per tutte le classi di età a eccezione dei ragazzi.
Tra i comportamenti a rischio nel consumo di bevande alcoliche tra i giovani il binge drinking rappresenta ancora l’abitudine più diffusa e consolidata: secondo lo studio sui modelli di consumo tra i giovani, nel 2018 il fenomeno del binge drinking ha riguardato il 17,2% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età, di questi il 22,6% maschi e l’11,1% femmine, dati sovrapponibili a quelli dell’anno precedente (Istat).
Tra le cuoriosità, emerge che la quota di consumatori di bevande alcoliche aumenta al crescere del titolo di studio conseguito, ciò avviene soprattutto per le donne e, soprattutto, in relazione al consumo fuori pasto. Andamento inverso ha, invece, il consumo quotidiano, che risulta crescente al diminuire del titolo di studio, soprattutto per gli uomini. Ancora, emerge che i decessi totalmente alcol-attribuibili attualmente (dato 2016) sono stati 1.290, di cui 1.032 uomini e 258 donne, in leggero aumento. Sul fronte degli incidenti stradali, invece, emerge che, nel 2018, sono stati 5.097 quelli in cui uno dei due conducenti era in stato di ebbrezza, l'8,7% del totale (rispetto al 7,8% del 2017), secondo i dati di Carabinieri e Polizia Stradale.

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