02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)
VINO & DESIGN

Anche gli Orange Wines hanno il loro calice: nasce il “T-made 95 Oslavia” per la Ribolla Gialla

A firmarlo, per i “magnifici sette” produttori custodi della celebre collina vitata della “regina” italiana dei vini macerati, a Gorizia, è Italesse

Gli Orange Wines sono una nicchia nella nicchia nel mondo del vino. Almeno fino ad ora, perché nel mondo, cresce l’interesse per i vini macerati: né bianchi né rossi, prodotti da uve a bacca bianca, ma vinificati come fossero rossi, in anfora, come avviene da secoli in Georgia, e che, nella loro versione moderna, hanno avuto un vero pioniere nel grande vigneron friulano Josko Gravner. In Italia il loro territorio più vocato si trova, infatti, in Friuli, a Gorizia, ed è una collina: Oslavia, “regno” della Ribolla Gialla, il vitigno autoctono che incarna il senso di appartenenza a questi luoghi dove il confine tra Italia e Slovenia, tra Collio goriziano e sloveno, in passato teatro di guerra - come ricorda l’Ossario - oggi è solo una linea immaginaria in cui si parla il linguaggio universale della vite e del vino. Si perché, se il Collio, terra di confine tra Occidente ed Oriente, tra Mediterraneo e Mitteleuropa, crocevia di popoli e culture, è, grazie anche alla ponca, la quintessenza dei grandi bianchi italiani nel mondo, di cui il Friuli è sinonimo, Oslavia lo completa e lo arricchisce, ma allo stesso tempo ne rappresenta anche l’antitesi. Perché se i vini del Collio sono simbolo di pulizia ed eleganza, Oslavia è terreno di studio per vitigni ostinati e unici e la sua tradizione sono proprio i vini macerati, gli Orange Wines, di cui la Ribolla Gialla è un’eccellenza mondiale. Per questo il primo calice al mondo di questi vini è il “T-made 95 Oslavia”, firmato da Italesse, l’azienda friulana leader nel mercato del “glassware wine oriented”, con il “Progetto Senses”, per i “magnifici sette” vignerons di Apro - Associazione Produttori Ribolla di Oslavia: Dario Princic, Fiegl, Gravner, Il Carpino, La Castellada, Primosic e Radikon.
Un calice leggerissimo - un pezzo unico fatto a mano, in vetro soffiato dai maestri di Boemia - ma dalle forme generose, dentro e fuori al quale, un territorio vitivinicolo unico al mondo e l’artigianalità e l’innovazione made in Italy ai massimi livelli si incontrano per portare nei mercati del mondo la maestria del Friuli Venezia Giulia e il prestigio e il valore dei suoi vini. E che è stato svelato, nei giorni scorsi, ad Oslavia ed a Trieste (con la Ribolla in pairing con la cucina stellata dello chef Matteo Metullio all’Harry’s Piccolo, ad una rosa di media e ristoratori (tra cui WineNews, in un video prossimamente online racconteremo il nostro viaggio in questo territorio affascinante, ndr), raccontando come un calice professionale può rendere emozionale l’esperienza di degustazione e valorizzare i territori (il T-made Lab è il gruppo di enologi, sommelier e tecnici che lavora con Italesse sul “Progetto Senses” che ha già visto la nascita dei “T-made 75” del Barolo, “T-made 70” del Brunello di Montalcino e T-made 55 per i Vermentini di Sardegna e Gallura).
“Un nuovo passo nel nostro progetto di tutela territoriale. Da oggi in qualsiasi luogo del mondo si degusti un buon vino Orange sarà possibile farlo con un bicchiere che si chiama Oslavia (a partire dai ristoranti stellati, è stato spiegato) simbolo della nostra identità, dopo il successo del “percorso delle panchine arancioni”, che ogni giorno attrae visitatori meravigliati dagli scorci incredibili del nostro colle”, ha detto Saša Radikon, presidente Apro (che, insieme, producono 150.000 bottiglie all’anno), sottolineando “il valore del lavoro collettivo” e che “le differenze tra i produttori ci sono ma rappresentano una ricchezza”. “Riuscire a valorizzare il lavoro compiuto da questi produttori con un calice - ha spiegato Massimo Barducci, ceo Italesse - è stata una sfida tecnica stimolante”. Una sfida “ancora più grande per l’unicità di questi vini - ha concluso Paolo Lauria, sommelier e marketing manager Italesse - accumunati dallo stesso spirito, ma allo stesso tempo diversi per il diverso approccio produttivo delle sette cantine, specchio dell’anima di chi li produce”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli