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AUMENTANO IN USA GLI ACQUISTI PRODOTTI FINO A 25 DOLLARI: TASK FORCE ITALIANA PER PROMUOVERE VINO ITALIANO

Cambia il modo di bere vino negli Usa. Non esistono più i vini di culto e cresce la voglia di sperimentare nuovi sapori e brand anche sconosciuti, purché venduti ad un prezzo ritenuto adeguato. Aumentano così nell’alta ristorazione americana i consumi nella categoria dei prodotti con prezzi fino a 25 dollari. E’ questa la nuova tendenza americana, che emerge dall’indagine annuale di “Wine & Spirits Magazine” su 2.200 ristoranti di lusso, con la quale hanno dovuto confrontarsi alcune tra le più importanti aziende enologiche italiane ospitate da “Vinitaly Usa Tour”, l’iniziativa promozionale di VeronaFiere, partita oggi da Miami, per concludersi dopodomani a San Francisco.

Scopo della manifestazione è far conoscere il vino italiano di qualità negli Usa attraverso seminari tecnici e degustazioni. Quello Usa è un mercato ricco di potenzialità, con 240 milioni di persone che ancora non bevono vino e dove i produttori italiani hanno portato il proprio export a 400 milioni di euro nei primi 6 mesi 2004, superando la Francia anche in termini di valore. Nell’alta ristorazione, secondo la ricerca, la richiesta di vini italiani ha raggiunto, nel 2003, il 15,5% del totale, mentre la domanda di vini francesi è passata al 14,1%. A conferma del nuovo orientamento dei consumatori, la crescente domanda di vini italiani non ha favorito vini tradizionali come il Chianti Classico, ma piuttosto il Pinot Grigio e i vini rossi del centro-sud del Paese quali Montepulciano d’Abruzzo, Primitivo e Nero d’Avola. La contrazione dei consumi si è avuta nelle varietà più conosciute a favore di Pinot Grigio, Pinot Nero e Syrah.

Da segnalare, infine, il fenomeno del “Two-Buck Chuck”, ovvero del vino “da due soldi”, inteso però come vino a basso costo e non di scarsa qualità, che mostra la voglia di una larga fascia di consumatori americani di bere buon vino, generalmente rosso, a prezzo contenuto e non solo al ristorante. “Il mercato USA - rilevano Luigi Castelletti e Giovanni Mantovani, presidente e direttore generale di Veronafiere - offre ancora ampi margini di crescita per i prodotti “made in Italy”, che piacciono al consumatore americano. Servono, però, adeguate politiche promozionali, per raggiungere la fascia maggioritaria di popolazione che non consuma vino”.

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