Tra la minaccia di dazi Usa che spaventa i produttori d’Italia e d’Europa, una Brexit ormai certa, ma tutta da decifrare, ed un’economia europea e cinese che non crescono più come un tempo, fare previsioni economiche sulle evoluzioni del mercato del vino è quanto mai complesso. Roba da sfera di cristallo, o quasi. Più plausibile, forse, indagare le preferenze del consumatore che, al netto dei cambiamenti di scenario economico, vanno per la loro strada, influenzati, magari, da altri fattori, come mode, tematiche di attualità e, non ultimo, il “semplice” gusto. E così, in questo esercizio, si è cimentata Nomisma, con il suo Wine Monitor, con la regia di Denis Pantini, che ha chiesto ai consumatori di Italia, che resta il primo mercato assoluto del vino del Belpaese, di Usa e Germania, mercati stranieri primari e fondamentali per valore e volume per le cantine del Belpaese, quali saranno le tipologie di vino i cui consumi cresceranno di più. Con differenze sostanziali, ma un dato che, guardando ai due mercati stranieri, non può che aumentare la preoccupazione dei produttori, ovvero una sostanziale preferenza per i vini prodotti nelle rispettive patrie. E, per di più, in entrambi i Paesi, non sono alle primissime posizioni due macro categorie che sono universalmente riconosciute come punti di forza del vino tricolore, ovvero i vitigni autoctoni e gli spumanti. Ma andiamo con ordine.
Nell’Italia dei mille vitigni e territori, secondo i consumatori, i vini che, nel prossimo triennio, saranno sulla cresta dell’onda prima di tutto i vini da vitigni autoctoni (20,3%), seguiti dai vini biologici (16,4%), gli spumanti (13%), i vini sostenibili (12,8%) ed i vini di specifici territori (12,6%).
In Usa, invece, il motto “America first” del presidente Donald Trump sembra aver fatto breccia anche tra i consumatori di vino, visto che, secondo quelli sondati, i vini che cresceranno di più nei consumi saranno i “domestic wines” (15,7%), davanti ai vini biologici (14,7%) e sostenibili (10,3%). Più lontani i vini da vitigni autoctoni, con l’8,6%, e gli spumanti, con il 7,3%.
In Germania, invece, in testa alle “preferenze future” ci sono i vini sostenibili (14,9%), di un niente davanti ai vini nazionali (14,7%) ed a quelli biologici (13,6). Anche tra tedeschi, categorie come vini da vitigni autoctoni (12,9%) e spumanti (5,8%), chiudono la classifica.
“Interessante notare come per gli italiani i vini sostenibili sono ancora qualcosa di “indefinito” a differenza di tedeschi e americani - commenta Pantini - mentre gli spumanti non sembrano ancora aver esaurito la loro corsa. Più preoccupante, invece, la “riscoperta nazionalista” verso i propri vini di tedeschi e statunitensi, in un momento di dazi e rallentamento economico come quello attuale ...”.
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