Se il modello dell’en primeur, a Bordeaux, non gode - ormai da tempo - di buona salute, la campagna 2021 non è certo la risposta migliore. Un’annata non entusiasmante, destinata più alla tavola che all’invecchiamento decennale in cantina, considerata dalla critica internazionale non all’altezza delle ultime (qui i commenti), nelle ultime settimane si è presentata ai mercati con prezzi mediamente in linea con la 2020, vendemmia però di tutt’altro spessore. Di sicuro hanno inciso i costi in crescita delle materie prime, dei trasporti e dell’energia, ma il risultato è che sul mercato secondario dei fine wine, come testimoniano le primissime analisi del Liv-ex, si registrano già cali di prezzo fino al 15% (è il caso di Chateau Pavie e Cos d’Estournel, ma anche, in forma minore, di Chateau Pape Clement, Chateau Smith Haut Lafite e molti altri) rispetto a quelli di rilascio comunicati dagli Chateaux. Un trend prevedibile, specie se si pensa che annate se non simili comunque paragonabili alla 2021, come la 2014 e la 2017, si trovano a prezzi decisamente inferiori. Anche i volumi di vendita segnano crolli importanti, dovuti, come accadde con la 2019, alle tante incertezze economiche del periodo, che solo in alcuni casi hanno consigliato un drastico taglio ai prezzi di rilascio.
Di certo, le aspettative dei wine merchant, ben espresse da un altro report firmato Liv-ex (che abbiamo analizzato, a suo tempo, qui), sono state disattese: il potenziale commerciale dell’annata 2021 di Bordeaux, così come la sua capacità di rivitalizzare l’en primeur, era legato a doppio filo alle strategie di prezzo, che, come abbiamo visto (anche qui), non hanno rispettato né le attese né i giudizi della critica. Il risultato è un crollo delle vendite, sia a volume che a valore, sulla 2020, del 60%, con molti Chateaux che hanno ridotto le quantità immesse sul mercato e un ritmo della campagna en primeur decisamente irregolare, che ha generato un certo, prevedibile, caos. Come detto, però, il vero limite di questa campagna en primeur è stata l’incoerenza tra i punteggi dati dalla critica alla vendemmia 2021 (mediamente di due punti inferiori all’annata 2020) ed i prezzi, che segnano un calo medio di appena l’1%, in una forbice che contempla aumenti anche del 13% e tagli anche del 15%.
Confrontando l’annata 2021 con la 2014, che per molti versi la ricorda, il divario di prezzo, in favore della 2021, è addirittura del 20%: una cassa di Bordeaux 2014, sul mercato secondario dei fine wine, costa in media 1.646 sterline, contro le 2.080 della 2021. Ottime opportunità, per collezionisti ed in investitori, arrivano anche dalla 2017, che ha ricevuto punteggi leggermente inferiori alla 2021, ma sul mercato si trova a prezzi più bassi del 15%. La campagna 2021 di Bordeaux, insomma, annovera più punti interrogativi e criticità che successi, limitati alle vendite di Premier Cru come Lafleur, Calon Ségur, Les Carmes Haut Brion e Cheval Blanc, capaci di garantire altissima qualità e un prezzo ritenuto equo dai wine merchant. Un altro limite di questa campagna riguarda le quantità rilasciate sul mercato, in calo sulla 2020 del 20-30% (con picchi persino maggiori). La 2021, del resto, è stata un’annata scarsa, in cui molti Chateaux hanno perso l’intero raccolto. Così, ad esempio, Château Haut-Bailly è uscito sul mercato con il 60% di bottiglie in meno rispetto ad un anno fa, ma tanti altri, pur non avendo subito alcun danno, hanno comunque deciso di ridurre i volumi, scelte che hanno impattato in maniera negativa sulle performance del mercato secondario di Bordeaux, che spinge i collezionisti e gli investitori a guardare altrove: proprio nella settimana clou dell’en primeur di Bordeaux, con i rilasci dei maggiori Chateaux annunciati, la Borgogna ha toccato una share del mercato secondario, secondo il Liv-ex, del 38,3%, contro il 34,1% di Bordeaux ...
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