“La Champagne è scandalizzata per la nuova legislazione russa sull’etichettatura dei vini”. Non lascia spazio all’interpretazione la reazione, attesa, del Comitè Champagne, l’organizzazione interprofessionale che riunisce tutti i viticoltori e le maison del grande territorio francese, alla decisione del Governo della Russia che ha cambiato repentinamente e senza preavviso le regole per la commercializzazione delle celeberrime bollicine. Decisione che, come già riportato da WineNews, ha fatto in poche ore il giro del mondo come la nuova “guerra dello Champagne”.
La nuova legge russa, spiega il Comitè, prevede che i vini di Champagne possano “conservare il diritto esclusivo di utilizzare il nome “Champagne” in caratteri latini sull’etichetta principale”, ma con la nuova legge che, ora, “li obbliga a rinunciare al termine “Shampanskoe” - traduzione della parola Champagne in russo - ed a riportare il termine “vino spumante” in caratteri cirillici sulla contro etichetta. Solo i vini effervescenti russi avranno adesso il diritto di utilizzare il nome “Shampanskoe””.
Secondo Maxime Toubart e Jean-Marie Barillère, co-presidenti del Comité Champagne “privare gli Champenois del diritto di usare il nome “Champagne” (in cirillico) è scandaloso; è il nostro patrimonio comune e la cosa per noi più preziosa”. E dal Comitè, arriva la richiesta alle aziende della Champagne di fermare tutte le spedizioni verso la Russia fino a nuovo ordine. Come fatto inizialmente da un colosso come Lvmh (con top brand come Dom Perignon, Veuve Cliquot e Moet & Chandon), che poi, però, hanno riportato i media russi, avrebbe specificato di essere pronto a riprenderle una volta messo tutto in regola con la nuova normativa.
Una norma che, ovviamente, il Comité Champagne disapprova, perchè “non assicura ai consumatori russi un’informazione chiara e trasparente sull’origine e le caratteristiche dei vini. Il Comité si dispiace che questa nuova legge rimetta in discussione più di vent’anni di colloqui bilaterali tra l’Unione Europea e la Russia sulla protezione delle denominazioni d’origine”. Dal canto suo, il Comitè, appellandosi alla diplomazia francese ed europea perchè intervenga, fa sapere anche di stare analizzando “i dettagli e le conseguenze di questa legge, di cui non era stato informato dalle autorità russe”, e di essere “determinato a portare avanti i dialoghi con le autorità russe per ottenere il diritto d’uso esclusivo del nome Champagne sul territorio russo”.
Una vicenda che, in ogni caso, riporta al centro la fragilità del sistema della tutela delle Dop e Igp europee, riconosciute automaticamente solo entro in confini Ue, mentre nei Paesi terzi si procede, solitamente, con trattative ed accordi bilaterali. Secondo i dati del Center for Research on Federal & Regional Alcohol Markets riportati dal portale Rbc, la Russia importa 50 milioni di litri di spumanti e Champagne all’anno, di cui il 13% Champagne francese. Un caso diplomatico e commerciale, dunque, di cui potrebbe approfittare proprio il Belpaese, sottolinea la Coldiretti: “con un aumento record del 37% nel primo trimestre 2021 su 2021 delle esportazioni di bottiglie di spumante italiano, la Russia si classifica al quarto posto tra i principali consumatori delle bollicine italiane, dopo Germania, Stati Uniti e Regno Unito”. Nel 2020, sottolinea la Coldiretti, sono stati stappati 25 milioni di bottiglie di spumante nel Paese di Putin dove particolarmente apprezzati sono il Prosecco e l’Asti.
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