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COLDIRETTI: DAL 1 LUGLIO VIA LIBERA ALLA FRUTTA SENZA QUALITA’

Con il 1 luglio 2009 entra in vigore l’abolizione degli standard minimi di qualità per la frutta e verdura con il rischio della vendita di prodotti di scarto a prezzi elevati, secondo quanto previsto dal Regolamento Comunitario n.1221/2008. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che è allarme per l’invasione di prodotto dall’estero di bassa qualità con le importazioni di frutta dall’estero che sono cresciute del 22% nel primo trimestre 209, secondo le elaborazioni su dati Istat. Sono stati aboliti dalla Commissione gli standard di vendita in Europa di 26 prodotti ortofrutticoli sui 36 esistenti. Vengono in pratica soppresse - sottolinea la Coldiretti - le regole sulla dimensione, il peso e la qualità di origine di alimenti come carciofi, melanzane, cavolfiori, cipolle, asparagi, piselli, ma anche nocciole in guscio, albicocche, meloni, prugne e cocomeri che vengono assoggettati ad una generica definizione di merce sana, leale e mercantile, mentre nulla cambia per dieci prodotti ortofrutticoli ritenuti rappresentativi per il mercato. (mele, agrumi, pere, kiwi, insalate in genere, pesche e nettarine, fragole, peperoni, uva da tavola e pomodori).

Il venir meno dell’obbligo di garantire l’omogeneità del prodotto offerto in vendita rischia di favorire - continua la Coldiretti - la vendita di scarti a più alto prezzo e impedisce di fare scelte di acquisto trasparenti attraverso il confronto di frutta e verdura con le stesse caratteristiche. Attenzione anche - precisa la Coldiretti - alle confezioni che mettono in evidenza la frutta e verdura migliori per nascondere quelle di scarto.

Il sistema comunitario fino ad ora in vigore disciplinava la classificazione dell’ortofrutta in categorie e calibri per garantire l’omogeneità dei prodotti presenti in un imballaggio, con le relative tolleranze, l’obbligo o la facoltà di riportare in etichetta la varietà o la tipologia. Il fatto - sostiene la Coldiretti - che alcuni dettagli siano eccessivi e quindi da semplificare nulla toglie alla necessità di avere un linguaggio commerciale univoco che consenta di identificare il prodotto senza inganni.

Il rischio concreto è quello di una concorrenza sleale da parte dei nuovi Paesi dell’Est a danno dei consumatori e delle imprese agricole nazionali e delle loro cooperative impegnate a garantire standard qualitativi da primato nella Unione Europea. L’Italia è il principale produttore ortofrutticolo dell’Unione Europea con 24 milioni di tonnellate di frutta, ortaggi ed agrumi freschi, per un fatturato, compreso l’indotto, di 22,8 miliardi di euro.

Nei mesi precedenti l’entrata in vigore della nuova norma, le importazioni di frutta straniera in Italia sono aumentate del 22% con il rischio concreto che - sostiene la Coldiretti - venga spacciato come made in Italy prodotto di scarto importato da migliaia di chilometri di distanza perché molto spesso sugli scaffali mancano le etichette ed i cartellini con l’indicazione di provenienza.

La Coldiretti sottolinea l’importanza di intensificare i controlli e per non cadere nella trappola del falso made in Italy e ottimizzare gli acquisti, ha messo a punto un vademecum che invita a verificare sempre la presenza dell’etichetta di provenienza, prediligere le varietà di stagione coltivate in serra o in pieno campo che presentano le migliori caratteristiche qualitative e il prezzo più conveniente; preferire le produzioni e le varietà locali che non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto garantiscono maggiore freschezza; privilegiare gli acquisti diretti dagli agricoltori, nei mercati rionali e di Paese e nei punti vendita specializzati della grande distribuzione dove è possibile fare buoni affari ed è più facile individuare l’origine e la genuinità dei prodotti; scegliere gli ortaggi e la frutta con il giusto grado di maturazione, quando sono esaltate le caratteristiche organolettiche e nutrizionali; optare per acquisti ridotti e ripetuti per garantirsi sempre l’elevato grado di freschezza; privilegiare il consumo di verdure crude perché con la cottura si perde parte di acqua, sali minerali e vitamine.

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