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CON LA CRISI ECONOMICA E LA PERMANENTE INCERTEZZA DEL PREZZO DEL GRANO, CALA IL CONSUMO DEL PANE DI QUALITÀ: LA “FILIERA DEL PANE” CHIEDE UN PIÙ PUNTUALE IMPEGNO AL GOVERNO E AL MINISTRO ZAIA

Crisi economica, calo del consumo del pane di qualità, permanente incertezza del prezzo del grano: sono i punti critici della “filiera del pane”, messi in evidenza da Maurizio Marchetti, presidente delle Città del Pane, l’associazione che riunisce i paesi e le città che trovano nel pane tipico il punto di forza della propria tradizione, cultura e attività. Le Città del Pane, in particolare, hanno proposto già da tempo l’iniziativa per un incontro, insieme alle associazioni nazionali dei panificatori, con il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari Forestali, ritenendolo “vicino ai problemi della filiera e competente per le conseguenti soluzioni, capace di mettere mano alla materia ed avviare rapidamente a soluzione i problemi sul tappeto, anche quelli residuali di competenza del Ministero dell’Economia.

Ma la sensazione, ad un anno di distanza, è che nel Ministero delle Politiche Agricole si continui a ritenere meritevoli di interesse solo le grandi, poche, produzioni dell’agroindustria, confinando in un limbo di incertezza tutte le altre numerose produzioni che rappresentano invece un’occasione vera di sviluppo per le realtà rurali e montane del Paese”.

Per superare la crisi globale in atto, le Città del Pane chiedono una politica complessiva chiara e coerente, proponendo al Governo di una serie di punti ben precisi: emanare in tempi brevi il regolamento per il riconoscimento e la tutela del pane fresco previsto espressamente dalla Legge n. 248/2006 di conversione del “decreto Bersani”; emanare nuovi schemi di qualità certificata riconosciuti a livello nazionale e compatibili con la normativa comunitaria per offrire - al fianco delle Dop, Igp e Stg - uno strumento di tutela e sviluppo anche per le altre produzioni agroalimentari italiane di qualità, come la Francia con il label rouge; garantire per i pani tradizionali la “filiera produttiva”, con un’attenzione particolare alle condizioni della produzione dei grani e delle strutture produttive, sia della molitura che della panificazione, con l’obiettivo di pervenire ad un contratto di filiera che garantisca a tutti i componenti soglie adeguate di redditività.

“Il drastico calo dei consumi di pane fresco artigianale dovuto alla crisi - avverte il presidente della Fippa-Federazione Italiana Panificatori Luca Vecchiato - è rafforzato dallo stato di incertezza dei consumatori, impossibilitati a distinguere il pane presurgelato venduto nella Gdo da quello fresco proprio per la mancata emanazione di un regolamento che definisca la differenza tra pane fresco e gli altri tipi di pane”.

Il presidente della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori Giuseppe Politi segnala la nuova crisi cerealicola, dovuta agli aumenti vertiginosi dei costi dei fattori di produzione (soprattutto i concimi rincarati del 60% nei primi mesi del 2009), mentre per i prezzi di mercato si registra una caduta libera, anche del 40-50% rispetto al 2008. Le semine sono ai minimi storici e si assiste ad un vera e propria invasione di prodotti stranieri con quotazioni molto basse, ma anche di qualità inferiore.

“Vi è il rischio concreto - sottolinea Politi - che per molti pani tradizionali, in particolare quelli certificati, non si trovino, in quantità sufficiente, le farine specifiche indicate dai rispettivi disciplinari di produzione”.

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