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CONFAGRICOLTURA LANCIA UN PROGRAMMA DI LAVORO IN CINQUE PUNTI IN FAVORE DEL SETTORE PRIMARIO IN CRISI: POLITICA COMUNITARIA E NAZIONALE, PROGRAMMAZIONE DEGLI AIUTI ALLO SVILUPPO, INTESE DI FILIERA SUI PREZZI, RIDUZIONE DEI COSTI AZIENDALI E AMBIENTE

Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura, importante organizzazione delle imprese agricole italiane, ha presentato l’altro ieri al Commissario Europeo, Mariann Fischer Boel, un programma di lavoro in cinque punti per arrestare la crisi in cui versa il settore agricolo e che rischia di diventare irreversibile. “Innanzitutto va affrontato con forza il presente ed il futuro della politica agricola comunitaria - ha affermato Vecchioni dalla Sardegna, sede del summit organizzato per l’occasione - che deve essere meglio utilizzata per affrontare le ricorrenti crisi di mercato con meccanismi meno rigidi, strumenti nuovi, accelerando il processo decisionale e cogliendo l’occasione del prossimo, forte, coinvolgimento del Parlamento europeo nel meccanismo del decidere. Nell’immediato presente - ha proseguito il presidente di Confagricoltura - va istituito un Fondo anticrisi finanziato con risorse comunitarie e cofinanziato dagli Stati membri da affiancare agli strumenti esistenti, che vanno comunque rafforzati. Per il futuro, dopo il 2013, serve la conferma delle risorse europee attualmente destinate al settore agricolo, semplificando e finalizzando gli strumenti alle reali esigenze delle imprese”.
Il secondo punto affrontato dal presidente Vecchioni è stata la politica nazionale: “Deve decollare già oggi. La manovra economica ha mortificato le esigenze delle imprese. Urgono provvedimenti per stabilizzare la fiscalizzazione degli oneri previdenziali in aree montane e svantaggiate, del sostegno alle assicurazioni agevolate, quello per l’allargamento delle maglie fondiarie e l’estensione al settore agricolo dei benefici della Tremonti ter. Tutte istanze che abbiamo già rappresentate al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. E va ripristinata la dotazione per finanziare i contratti di filiera: oltre 400 milioni di euro essenziali per rilanciare lo sviluppo agricolo sul territorio”.
Vecchioni poi, introducendo il terzo punto del piano, ha avvertito che “ci sono altri momenti non più rinviabili, come quello di una discussione aperta sulla programmazione degli interventi di sviluppo rurale. La lentezza della spesa ha fatto sì che, a giugno 2009, ci siano circa 800 milioni di euro per anno non spesi sui primi due anni di programmazione. Queste risorse disponibili vanno utilizzate con meccanismi agili e senza lungaggini. In prospettiva crediamo che il secondo pilastro della Pac vada semplificato riducendo gli interventi a tre tipologie, tutte dedicate specificamente agli agricoltori: finanziamento di investimenti aziendali, interventi per le prossime sfide - dalle bioenergie alla lotta al cambiamento climatico, alla innovazione - oltre ad un terzo asse tutto nuovo, che proponiamo sia attivato per finanziare un pagamento diretto di sostenibilità alle imprese che producono e sono sul mercato, che possono dimostrare di avere un certo volume di affari”.
“Per settori come quello del latte bovino - spiega il presidente di Confagricoltura - agire oggi significa già agire in ritardo. Al di là della politica comunitaria e nazionale siamo convinti che anche le parti possano fare un passo importante: se allevatori e industria chiudono un’intesa su un prezzo soddisfacente per entrambi si può aprire una nuova stagione di competitività per l’Italia in un settore dove la concorrenza estera è sempre più agguerrita. Ma la crisi non colpisce solo il latte bovino. Le difficoltà non mancano in altri settori, a partire dai costi aziendali in continuo aumento, alle difficoltà del mercato dei formaggi. Anche a questo comparto vanno applicati senza indugio gli strumenti di mercato utilizzati per il latte bovino. Un panorama al limite del drammatico, in cui si inseriscono, purtroppo, tante altre filiere fondamentali per la nostra agricoltura e per le quali bisogna intervenire immediatamente, perché tra qualche mese potrebbe essere troppo tardi e una lunga serie di aziende agricole potrebbero già aver chiuso i battenti”.

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